Elisabetta Teghil: Aspettando Godot
Riceviamo e pubblichiamo, in ritardo ma con molto piacere, un contributo di Elisabetta Teghil sull’abbandono dell’antimperialismo da gran parte della sinistra italiana. Il contributo è già stato pubblicato su sinistrainrete.info.
di Elisabetta Teghil
Sto facendo mente locale sul perché mi è sfuggita la notizia che verso la fine di giugno 2009 c’è stato un colpo di Stato in Honduras. Evidentemente in quei giorni non devo aver letto il giornale! Ho cercato, sia pure in ritardo, di informarmi sul fattaccio.
Ho letto che in Sudamerica ci sarebbero due potenze imperialiste, il Brasile e l’Argentina, che si affiancherebbero a quella tradizionale che sono gli USA e mi sono detta “poveri latino-americani” non bastava la dottrina Monroe con il principio che l’America Latina era il cortile di casa, adesso ci si sono messi anche l’Argentina e il Brasile!
Poi, cercando di capire meglio, ho scoperto che il presidente deposto si era rifugiato nell’ambasciata brasiliana. Allora mi è stato tutto chiaro! C’è lo zampino del Brasile che insieme agli altri paesi, così detti Brics, compete con gli Stati Uniti nelle mire imperialistiche di sottomissione dei popoli e dei paesi del terzo mondo. Sia pure in ritardo, ma si sa noi donne non siamo portate per la politica, ho capito la vera natura dei continui colpi di stato e invasioni in Centro e Sud America.
E’ una lotta interimperialistica. Finalmente, sia pure anche qui con ritardo, al di là delle nebbie sollevate ad arte dagli antiamericani, ho capito che il colpo di Stato in Cile, a suo tempo, non è stato altro che un braccio di ferro fra l’allora Unione Sovietica e gli Usa, risoltosi con la vittoria di questi ultimi.
E, con questa chiave di lettura di cui mi sono dotata grazie a chi denuncia l’antiamericanismo, che non avrebbe niente a che fare con l’antimperialismo, mi si è svelata la vera essenza delle lotte di liberazione che hanno fatto a suo tempo i popoli del terzo mondo: nient’altro che una lotta per interposta persona fra due imperialismi, quello degli Stati Uniti e quello dell’Unione Sovietica!
Una volta aperta la breccia, sono costretta a dare ragione ai colonizzatori e agli schiavisti i quali dicevano che la schiavitù non l’avevano inventata loro, ma già i popoli africani, nelle lotte fra tribù, e gli Arabi.
In definitiva tutti assolti.
Incredibile ma vero c’è chi sostiene tutte queste cose.
L’elemento di novità è costituito dal fatto che queste teorie venivano in passato sostenute da persone che si presentavano come di destra. Oggi, invece, non sono solo giornalisti, intellettuali, politici, che teorizzano questo, ma lasciano questo lavoro anche ad una miriade di frequentatori di blog che, utilizzando un linguaggio di sinistra, irridendo chi denuncia l’imperialismo americano, provocano confusione e nel marasma del “tutti rubano” assolvono i ladri, cioè gli USA.
E’ in questo contesto che non si prende posizione contro le ripetute aggressioni ai popoli del terzo mondo alla cui resistenza viene tolta ogni valenza politica e ci si dimentica che siamo entrati nella fase più pericolosa dell’imperialismo considerando il potere distruttivo degli armamenti accumulati. Qualche cosa di inimmaginabile fino a pochi anni fa.
E si omette che c’è una super potenza economica e militare egemonica che vuole mantenere questo ruolo e, se necessario espanderlo, con ogni mezzo a propria disposizione e ove occorre ricorrendo anche alla violenza militare.
Quello che sta accadendo corrisponde alla logica del capitale nel presente stadio di sviluppo globale, inclusa la pretesa del dominio del mondo anche a costo della sopravvivenza dell’umanità.
La moltiplicazione del potere distruttivo dell’arsenale militare oggi a disposizione degli Stati Uniti e dei loro alleati è al servizio del mettere sotto controllo il mondo intero.
In questa fase l’imperialismo egemonico globale degli USA, quale unica forza super potente, li spinge a fondare una struttura di comando politico universale del capitale sotto un governo globale presieduto dal paese globalmente dominante nell’ultima versione del nuovo ordine mondiale.
Sulle orme di Marx, Rosa Luxemburg definì il dilemma che abbiamo di fronte “Socialismo o barbarie”. Forse oggi, ad integrazione di quello che disse Rosa potremmo dire “sterminio dell’umanità o socialismo” visto il corso distruttivo dello sviluppo del capitale che, checché ne dicano quelli che fanno di tutta l’erba un fascio, nella sua fase imperialista è rappresentato dagli Stati Uniti.
L’imposizione aggressiva delle mire degli USA, Stato potente e preminente su tutti gli altri, viene veicolata attraverso le guerre umanitarie frutto delle esigenze obiettive dell’imperialismo, cioè il dominio del mondo da parte del più potente Stato del capitale in sintonia con il disegno politico di globalizzazione mascherato come libero scambio. Infatti il prossimo appuntamento è l’accordo tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
Libero scambio in un mercato globale dominato dagli USA.
La logica del capitale è assolutamente inseparabile dall’imperativo del dominio del più forte sul più debole e si manifesta con la tendenza al monopolio e l’assoggettamento e lo sterminio dei concorrenti che si trovino sul suo cammino di auto valorizzazione, siano multinazionali o Stati. E’ questo il senso della presunta crisi che non è altro che l’offensiva delle multinazionali anglo-americane supportate dai relativi Stati.
E questi ultimi hanno bisogno di tutte le risorse disponibili per le avventure militari sempre più ravvicinate, ma, paradossalmente, fanno crescere in maniera esponenziale il bisogno di ricchezze di cui impadronirsi e, a differenza del passato, quando la socialdemocrazia giustificava l’appoggio alle avventure coloniali con i vantaggi per le popolazioni occidentali, ora niente ritorna alle popolazioni nazionali.
Ed ancora. Le borghesie imperialiste o iper-borghesie non rappresentano alcun interesse nazionale, ma sono al servizio delle multinazionali anglo americane e, per avere un consenso che altrimenti non avrebbero, hanno bisogno dei partiti, così detti, di sinistra, guarda caso, come il PD e, naturalmente, di Think Tank e trolls, possibilmente sempre con un linguaggio di sinistra. Dietro motivazioni nobili e purezza di discorso tutto questo non è altro che una finzione conservatrice, reazionaria, al servizio degli Stati Uniti.
E,siccome tutti sarebbero imperialisti ( una verità al servizio di una mistificazione), è inutile fare le manifestazioni antiamericane in occasione della loro aggressione di turno e, quindi, è inutile sposare la causa palestinese, denunciare il ruolo del governo israeliano e, magari, promuoverne il boicottaggio economico.
Da qui la falsa dicotomia fra i generali obiettivi strategici “tutto è imperialismo” e la concreta lotta contro i fabbricanti di colpi di Stato, guerre interetniche e religiose e governi asserviti e servili. La falsa dicotomia fra obiettivi immediati e scopi finali è implosa nelle guerre di aggressione contro la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia ed oggi la Siria, tutte propedeutiche a quella contro l’Iran, tutti passi che dovranno portare alla resa dei conti con la Cina che, o diventerà un grande mercato aperto alla penetrazione degli USA, disponibile a trasformarsi in un’enorme fabbrica con manodopera a basso costo in condizioni di semischiavitù, o sarà aggredita militarmente e magari, con le armi nucleari.
Le motivazioni già ci sono: i diritti umani, le minoranze e la sua natura imperialistica.
Interminabili teorie, analisi specifiche e settoriali si risolvono in un’incapacità, spesso voluta, di mettere in atto un progetto politico che passi attraverso l’individuazione di chi controlla il mondo, di chi promuove le guerre e i colpi di Stato.
Si confondono aggrediti e aggressori, si rinuncia a praticare l’antimperialismo perché sono tutti imperialisti in attesa di un evento di là da venire che dovrebbe fare da catarsi al mondo intero.
Un estremismo verbale, un dogmatismo che rende impotenti e dietro il quale si cela l’ignoranza procurata della storia.
Il cinico travestimento della realtà non è altro che la rappresentazione degli interessi imperialistici USA, non più portati avanti dalla destra storica e dai suoi esponenti, ma in termini tendenziosamente selettivi da Ong, Onlus, Blogs, commentatori degli stessi, dietro i quali non si sa chi veramente ci sia o per chi lavori o, più precisamente si sa bene.
Questo magma fa risalire le cause della violenza e dell’arbitrio ad un imperialismo indistinto, escludendo l’attuale situazione del capitale negli Stati Uniti e della sua necessità sistemica, tipica del modo di produzione capitalistico, di marciare verso una sempre maggiore distruzione della natura, dell’ambiente, delle risorse del mondo.
L’attuale competizione fra le grandi multinazionali supportate dai rispettivi Stati di riferimento, ha una principale caratteristica, il potere dominante degli Stati Uniti tesi ad assumere il ruolo di Stato del capitale e, in quanto tali, assoggettando con ogni mezzo a disposizione tutte le potenze rivali.
E’ questo il senso dello spionaggio nei confronti di tutto e di tutti, avversari ed alleati e del perché il paese più monitorato sia la Germania,anche più della Russia e della Cina.
E’ il livello dello stadio raggiunto dal capitalismo nel suo processo di auto espansione che spinge gli Stati Uniti a perseguire, a qualsiasi costo, la strategia del dominio egemonico, di un’unica super potenza economica e militare, e questo è un imperativo imposto dalle condizioni oggettive al fine di tentare di superare la spaccatura strutturale fra capitale transnazionale e Stati nazionali.
E’ questa contraddizione, fra la tendenza globalizzatrice del capitale transnazionale nel campo economico e il dominio degli Stati nazionali come struttura comprensiva di comando politico dell’ordine costituito, che spiega l’attacco a tutto campo degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa.
Non si tratta più, come in passato, di appropriarsi delle materie prime dei popoli del terzo mondo, ma di eliminare la pluralità dei capitali e, per questo, la brutalità che si esercita nei confronti di quei popoli, si eserciterà,sempre di più, anche nei confronti dei popoli occidentali. Il destino riservato alla Grecia e a Cipro investe, e questo succederà sempre di più, l’Italia, la Spagna, l’Irlanda e tutti i paesi europei a partire dagli anelli deboli della catena.
La tendenza monopolistica che è inevitabile nell’autovalorizzazione del capitale tenderà a trasformare l’intera forza lavoro europea, pur con tutte le sue varianti e divisioni nazionali e settoriali, in semischiavi della sezione del capitale egemonicamente dominante e il compito dei partiti socialdemocratici e dei sindacati consociativi sarà di spingere i cittadini alla servitù consensuale.
Nell’ambito di questa impostazione, la Nato si trasforma in organo di polizia internazionale, governata dagli USA, contro i pericoli di rivolta e di organizzazione popolare in ogni luogo a diretta salvaguardia armata del capitale contro il lavoro.
La Nato ha già studiato attraverso un progetto apposito “Urban operation in the year 2020” come affrontare le sommosse e i disordini e le rivolte che ha messo in preventivo nelle metropoli occidentali.
In questo contesto acquisterà sempre maggiore importanza il ruolo dei media, dei Think Tank, delle prefiche della non violenza, delle vestali della legalità e degli addetti alla guerra psicologica, spesso travestiti da bloggers e da trolls, sarà vietato in un modo, nell’altro o nell’altro ancora denunciare Stati Uniti e Israele.
La Nato da alleanza nata con scopi difensivi, trasformatasi in un’associazione militare capace di intervenire con azioni, senza riguardo alla sovranità di altri paesi e senza tener conto delle leggi internazionali e, quando occorre, senza la copertura delle Nazioni Unite, a sostegno degli Stati Uniti, oggi è diventata truppa di occupazione in più di 70 paesi del mondo e, se necessario, polizia militare.
La differenziazione, la gerarchia degli interessi, i rapporti di forza, l’ingerenza e la manipolazione e la manomissione nei singoli paesi non sono pura ideologia, ma un dato oggettivo.
Siamo materialisti, da qui dobbiamo cominciare, per non rimanere all’interno del sistema del capitale, perché questo non rimanga inafferrabile e sia, attraverso il suo smascheramento, oggetto delle nostre mobilitazioni e lotte.