en pie de lucha!
di Tito Pulsinelli da selvas.org
I gorilla di Tegucigalpa hanno flessibilizzato il coprifuoco, concedendo cinque o sei ore di tregua affinchè la popolazione possa svolgere “normalmente” le attività quoridiane. Varie sono le ragioni di questo parziale dietro-front, ed attengono alle reazioni interne ed internazionali. Di fronte alla richiesta brasiliana di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’ONU, è apparso come una feccia –perdon freccia- il “ministro degli esteri” golpista a rassicurare –in inglese!- del cambio di rotta. Con ogni evidenza temono le sanzioni, pertanto rinunciano ad entrare nell’ambasciata del Brasile per sequestrare il presidente Zelaya. L’altro elemento di rilievo è che il coprifuoco non è stato affatto rispettato in tutte le periferie capitaline, dove la notte è stata illuminata da numerosi falò accesi nei quartieri popolari. Dappertutto la gente era nelle strade a presidiare e difendere le loro case dalle incursioni militari. C’è dell’altro. Il coprifuoco integrale si è rivelato controproducente: la gente è rimasta senza viveri e acqua (privatizzata), visto che i negozi sono chiusi da due giorni. All’alba sono stati presi di mira molti negozi e botteghe per procacciarsi viveri e –soprattutto- acqua. I dirigenti della resistenza hanno giustificato queste azioni volte all’auto-rifornimento alimentario.
E’ una irresponsabilità condannare la gente a richiudersi nei loro domicili e privarla del diritto ad alimentarsi e curarsi. In molte stazioni di benzina ci sono lunghe code di automobilisti in attesa di rifornirsi di carburante, ma le autocisterne non arrivano. Così come non arrivano i camion nei supermercati di lusso, perchè in Honduras si è bloccato tutto, con una paralisi crescente, frutto di tre mesi di disobbedienza civile, scioperi, blocchi stradali, occupazioni di edifici. La mobilitazione si è via via itensificata, ed è arrivata alla fase in cui la resistenza diventa insurrezione civile generalizzata. Il Fronte Nazionale contro il Golpe di Stato, che unisce tutte le forze politiche sociali che esigono il ritorno al potere di Mel Zelaya, ora rivendica con forza l’obiettivo di un’assemblea costituente, una nuova Costituzione per un nuovo Paese, che rappresenti tutti gli honduregni. Le elites storiche, l’oligarchia oscurantista, oppongono una arrogante e cieca negativa a tutto, schierandosi –come sempre- per l’immobilismo e con le uniche ragioni della forza bruta. Si sentono sotto assedio e vivono come una loro peculiare sorta di Stalingrado. Non hanno margini di manovra, perdono alleati interni ed esterni, ed è escluso che possano armare una controffensiva che permetta di recuperare il terreno perduto. La lotta che è in corso tra i due blocchi sociali contrapposti, registra che all’oligarchia è sfuggita di mano l’iniziativa, si è arroccata nell’intransigenza e repressione. Sta perdendo l’egemonia sociale, e l’iniziativa puramente militare non consente di recuperarla. La sconfitta storica è sempre più vicina, perchè non si piega e preferisce spezzarsi.