Facce ride

Facce ride

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Prima, durante e dopo il concerto che ha animato la Sapienza il citofonista più famoso d’Italia, Andrea Rivera, ha continuato a lanciare messaggi distensivi e inviti al dialogo nei confronti dei militanti del Blocco Studentesco. Quanto questo rientri in una strategia di autopromozione pubblicitaria (in tal caso “complimenti”, ha funzionato) o in un’effettiva volontà di dialogo (ancora “complimenti” visto che è arrivato subito l’invito, sembrerebbe accettato, a Casapound) non è dato saperlo. Quel che è certo, però, è che Rivera non è nuovo a queste esternazioni ambigue. Già il 1 luglio 2007, intervistato dal Secolo d’Italia (!), aveva espresso apprezzamento per il mutuo sociale aggiungendo, incalzato dal giornalista, che riteneva comunque legittima l’esistenza di “centri sociali” di destra. Un’altra cosa, purtroppo, è certa. I fascisti più di una volta si sono presentati ai concerti organizzati dai compagni, ovviamente senza invito, aggredendo in tanti contro uno e con le lame in mano. L’ultima volta è accaduto lo scorso 29 agosto, a Porta San Paolo, e solo per caso non c’è scappato il morto. Almeno a  questo, ci permettiamo di dire, Rivera avrebbe dovuto pensarci. E poi, basta col cliché del giovane proletario disagiato che è diventato fascista perché cresciuto in periferia. Nel quarantennale del ’68 ci mancava soltanto chi si mettesse a scimmiottare Pasolini e il suo discorso sulle guardie figlie del popolo. Quasi tutti i dirigenti del Blocco sono figli di papà provenienti dai quartieri bene di Roma, molti sono di Piazza dei Giuochi Delfici e dintorni. Zone, caro il nostro Rivera, dove le case stanno di media a 9000 euro al metro quadro. Le due scuole in cui effettivamente vantano un radicamento sono il Farnesina (a Ponte Milvio) e l’Azzarita (ai Parioli), quartieri ben, mica zone popolari. Non per niente il tipo arrestato dopo i fatti di Piazza Navona (e poi prontamente assolto) viene detto “il damerino” mica “er catena”….