Fiducia o sfiducia, que se vayan todos!
Oggi abbiamo partecipato, attivamente, alle manifestazioni contro il governo Berlusconi, contro la riforma Gelmini, contro questo parlamento ormai delegittimato dalla società, contro questo ceto politico che da anni non ha più ragione d’esistere, privato di qualsiasi contatto con la realtà, autoreferenziale, piduista, mafioso, insomma un ceto politico formato esclusivamente da padroni o amici dei padroni.
Siamo partiti dal Colosseo, e in continuità con l’azione compiuta ieri contro Bonanni, Angeletti, Marcegaglia, Sacconi e Camusso, abbiamo ribadito il nostro no non solo a questo governo, ma ad ogni altro governo che esca fuori da questo parlamento, ormai completamente rappresentativo solo di se stesso, non riuscendo a fare gli interessi neanche di quella borghesia imprenditoriale che l’ha votato (figuriamoci dei lavoratori, sarebbe chiedere troppo).
Ed è proprio per questo che ci sentiamo di esprimere, sin da subito, un concetto netto: al di la delle differenze e della analisi che seguiranno a questa giornata e al di là delle posizioni politiche di chi protestava, e delle evidenti differenze al proprio interno dei vari cortei, una giornata come questa finalmente ci voleva. Erano anni che in Italia il conflitto sociale non esplodeva nelle piazze, non si radicalizzava, se non nei contenuti quantomeno nelle pratiche di chi si scaglia contro questa dittatura neoliberista che ci governa. E’ successo in tutta Europa, accompagnando scioperi generali che si susseguivano a proteste di piazza violente, in cui la rabbia dei cittadini finalmente avesse libero sfogo. Mancava solo l’Italia, incredibilmente anestetizzata da anni di a-conflittualità politica che hanno prodotto il mostro di un paese tacitamente consenziente a questo governo e all’ideologia dominante di questi tempi. E invece oggi è stato detto basta, con forza, allo stato di cose presenti. Era ora. Ci sarà tempo e modo di capire come e cosa raccogliere da giornate come questa. L’importante, vista la situazione in cui ci troviamo, era esprimere finalmente la nostra rabbia: oggi più che mai, que se vayan todos!