fiumi di parole
Ieri, scorrendo le pagine del Corriere della Sera siamo rimasti impressionati dalla mole di articoli, ben 17 pagine, che il quotidiano di via Solferino dedicava alla morte dei sei parà della Folgore. A onor del vero la logorrea patriottica ha coinvolto tutti i media nazionali che, allineati e coperti come un sol uomo, hanno ribadito a piena voce la giustezza della missione militare di pace (un ossimoro che la dice lunga sui tempi che viviamo) in Afghanistan. Ovviamente guai a chiamarla guerra. C’è però un altra guerra, in corso da sempre, di cui ovviamente i giornali tacciono o parlano il meno possibile. Ed è quella del Capitale contro il Lavoro. Una guerra che ogni anno miete centinaia di vittime e lascia invalidi migliaia di lavoratori. Ci siamo tolti dunque la curiosità di quantificare la differenza di trattamento riservata dal più prestigioso quotidiano italiano a questi due conflitti e il risultato, come potrete verificare anche autonomamente sull’archivio storico online del Corsera, è quantomeno imbarazzante per i “campioni” della cosiddetta stampa libera. Dal 1° gennaio all’11 settembre del 2009 sono morti sul posto di lavoro 732 proletari e 732644 sono rimasti infortunati. Padri e madri di famiglia usciti di casa per portare lo stipendio a casa e mai più ritornati. Vite spezzate che meriterebbero quantomeno la stessa considerazione di un militare… ebbene a loro in 254 (duecentocinquattaquattro) giorni il quotidiano ha dedicato 6269 parole in articoletti spesso relegati nelle pagine locali. Ieri invece lo stesso giornale ne ha spese ben 15750, di parole, per raccontare la morte dei 6 militari. Quasi il triplo e in un solo giorno, con una contabilità che sarà destinata a salire prepotentemente almeno fino al giorno dei funerali. Facendo un macabro calcolo un militare professionista che volontariamente decide di servire gli interessi imperialistici di qualche oligopolio e guadagnare 4000 euro al mese merita almeno 2625 parole, mentre un operaio o un agricoltore che muoiono per il loro salario non meritano una considerazione superiore alle 8,5 parole.