Frattini, un mistificatore alla Farnesina
Il ministro degli esteri Franco Frattini ha annunciato che l’Italia (così come gli Stati Uniti, il Canada e l’Olanda) non parteciperà alla conferenza dell’ONU contro il razzismo. Il motivo? Le seguenti frasi presenti nella bozza di preparazione della conferenza: La politica di Israele nei territori palestinesi rappresenta una violazione dei diritti umani, un crimine contro l’umanità e una forma contemporanea di apartheid (…) Esprimiamo preoccupazione per le discriminazioni razziali compiute da Israele contro i palestinesi e i cittadini siriani del Golan occupato. Ora, tralasciando il fatto che per noi le frasi riportate sono pienamente condivisibili, secondo Frattini queste affermazioni sarebbero una manifestazione di antisemitismo. Avete capito bene, antisemitismo. Ormai anche a livello internazionale per il governo italiano chi critica il comportamento dello stato di Israele (che almeno in linea di principio non dovrebbe essere teocratico) è, per definizione, antisemita. Non antisionista, badate bene, ma antisemita. Ovvero “colpevole di nutrire pregiudizi e/o manifestare atteggiamenti persecutori nei confronti di cittadini di religione ebraica“. Crediamo che questa lenta mistificazione semantica che porta a confondere una forma di razzismo orribile come l’antisemitismo con una legittima lotta anticoloniale (l’antisionismo) non avvenga per caso o per errore, ma abbia uno scopo ben preciso e tutto ideologico. Non è un caso che da tempo anche i dirigenti della sinistra occidentale si siano imposti una sorta di autocensura per evitare di essere additati di fronte all’opinione pubblica come degli antisemiti. E i risultati sono gli occhi di tutti: l’aggressione israeliana a Gaza ha provocato 1400 morti palestinesi, quasi tutti civili e fra questi 400 erano bambini, innocenti per definizione. Eppure i media hanno presentato le vittme come aggressori e gli aggressori come vittime… nel silenzio complice dei più.