Gheddafi, la Libia e la puzza di Kosovo…
La simpatia che un tempo nutrivamo per Gheddafi e la sua rivoluzione è finita da un pezzo, da quando la Libia ha accantonato il suo libretto verde smettendo i panni dell’anticolonialismo laico e terzomondista, pur con tutte le sue contraddizioni, per indossare quelli del cane da guardia delle coste dell’occidente. Nonostante questo però gli accadimenti di questi giorni ci sollevano più di qualche perplessità per tempi e modi. Non abbiamo elementi certi, è solo una sensazione, però è impressionante come alcuni degli ingredienti con cui venne confezionato l’intervento “umanitario” in Kosovo stiamo tornando a scuotere l’opinione pubblica mondiale con una puntualità quasi svizzera: l’esodo, il massacro indiscriminato dei civili, le fosse comuni. E poi uno regime che dovrebbe avere il monopolio della comunicazione interna e che viene messo sotto scacco da facebook e twitter, le rivolte spontanee che pur prive di una direzione politica e militare in poche ore prendono in mano intere città… All’epoca della guerra del Kosovo ci vollero mesi perchè il grande pubblico venisse a sapere che nulla di quello che era stato propalato dai media era vero e quando questo accadde i giochi ormai erano fatti, la NATO si era stabilita in pianta stabile nei balcani distruggendo le ultime vestigia della ex jugoslavia. La sensazione è che anche questa volta ci vorrà del tempo per separare il vero dal falso, i fatti inoppugnabili dal “testimoni hanno riferito che”, mentre quel che è certo è che il petrolio e il gas libico fanno a gola ai molti che oggi vedrebbero di buon occhio la suddivisione dello stato in tre staterelli facilmente manovrabili. Lo ripetiamo sono solo sensazioni, speculazioni senza basi concrete, eppure la puzza di Kosovo è persistente…