Gli infangatori della Resistenza e i suoi utili idioti

Gli infangatori della Resistenza e i suoi utili idioti

 

La vicenda della commemorazione del 70° anniversario della Liberazione ha da qualche giorno assunto i toni del B-movie. Il direttivo nazionale dell’Anpi avrebbe “commissariato” la federazione provinciale romana perché incapace di gestire la questione 25 aprile. Oltretutto, invece di mandare propri rappresentanti a risolvere la diatriba, decide di demandare al Comune di Roma l’organizzazione ufficiale della celebrazione. Una celebrazione che avverrà a piazza del Campidoglio, in forma statica, e non tramite il corteo che storicamente attraversava la città da Porta san Paolo. Questi i fatti che, come è uso dire, si commentano da soli. Solo un apparato sostanzialmente emanazione del Pd renziano avrebbe potuto scavalcare a destra il tragicomico lavoro dell’Anpi romana. Eppure è avvenuto proprio questo. Grazie al pronto intervento dei servetti renziani, le celebrazioni ufficiali della Liberazione avverranno in una piazza blindata e presumibilmente colma di bandiere israeliane. Un risultato a dir poco ineguagliabile. Contestualmente, si decide scientemente di non partecipare ad un corteo, quello “ufficiale”, dietro pressione politica del ghetto di Roma, per ripiegare in una piazza ad usum sionista, garantita dal Pd. E il tutto, dichiarando la propria impotenza e chiedendo aiuto al Comune, elevato a ruolo di organizzatore principale della festa della Liberazione. Inanellare tale sequela di sconfitte non era facile, per niente. Ma c’è chi riesce a fare peggio, ed è qui che si coglie in pieno la capacità politica di un ceto fattosi le ossa in decenni di “lotte di classe”.  Il consigliere di Sel Gianluca Peciola (quello incapace di prendere parola sui 500.000 euro che il Comune sta richiedendo agli imputati per una manifestazione in cui partecipava pure Sel, e pure lui in persona), dichiara soddisfatto quanto segue.

Invece di porsi il problema di un’organizzazione, l’Anpi, vittima del proprio destino politico di essere articolazione della narrazione neoliberale e neoliberista renziana; invece di essere preoccupato di una piazza del Campidoglio che nel giorno della Liberazione celebra i massacratori di un popolo, quello palestinese, accusato nientemeno di voler “provocare” dissidi; invece di rompere col giochetto politicista dei veti e controveti determinati dal peso politico della comunità ebraica romana; ecco, invece di dire che Sel, invece di seguire i sionisti, festeggerà la Liberazione con la cittadinanza democratica e antifascista, progressista, anti-sionista e anti-razzista, no, lui si dice contento perché finalmente la celebrazione avverrà in Campidoglio, perché il corteo non ci sarà, perché così nulla verrà disturbato da quei rompicoglioni dei palestinesi.

Miserie della politica. Eppure tale scontro frontale potrebbe produrre un risultato inaspettatamente positivo. Finalmente si chiarirebbero le posizioni in campo. L’Anpi e sodali (Pd, Pacifici, Esercito, Comune di Roma, eccetera), in piazza a manifestare dietro le bandiere dell’Italia e di Israele; il resto della cittadinanza, che per tradizione partecipa al corteo del 25 aprile, finalmente libera dagli infangatori della Resistenza. Un risultato per nulla scontato vista la contemporanea manifestazione in zona Tor Sapienza-Centocelle di parte dei movimenti cittadini, nonché il disincentivo che lo sfilamento dell’Anpi potrebbe produrre tra i cittadini antifascisti. In ogni caso una scommessa su cui puntare: quantomeno, si chiarirà un paradosso politico in atto da troppi anni, quello di un corteo celebrante la Resistenza formato da pezzi ufficiali che con la Resistenza non hanno nulla a che spartire.

Per quanto ci riguarda, saremo a tutte e due i cortei. Ci sembra doveroso riportare un certo antifascismo nelle periferie popolari romane, dislocare nei quartieri e nelle borgate concetti altrimenti imbalsamati e inutilizzabili per un credibile discorso politico antifascista nel 2015. Allo stesso modo, come detto altre volte, non può essere lasciato lo spazio “ufficiale”, comunque partecipato da una massa cittadina sinceramente progressista, alla visione politica di una destra liberale in antitesi coi valori della Resistenza. Un dilemma complicato da sciogliere, una giornata che in ogni caso va presidiata, cosa questa avvenuta sempre più raramente negli anni precedenti. Le tragicomiche odierne sono il riflesso di questa mancanza.