Iannone ritenta, sarai più fortunato…
L’incapacità strategica dei fascisti è cosa risaputa e lo dimostra il fatto che in ogni guerra in cui si sono infilati hanno sempre rimediato umilianti batoste. Forse perchè per essere degli strateghi bisognerebbe poter disporre di qualche neurone e un fascista intelligente è un ossimoro che madre natura proprio non permette. L’inettidudine raggiunta dai cameratti del terzo millenio ha però qualcosa di imbarazzante, tanto che a sbeffeggiarli sembra quasi di sparare sulla croce rossa. Ieri pomeriggio avevamo annunciato che così come facemmo l’anno scorso avremmo portato i fiori al monumento eretto per i partigiani jugoslavi caduti durante la Resistenza in Italia. E come potete vedere (vedi) abbiamo fatto quello ci eravamo prefissati di fare, nulla di più, nulla di meno. Per chi non conosce Roma aggiungiamo che il cimitero di Prima Porta, dove il monumento sorge, si trova nel XX municipio, nella parte nord della città. Una zona storicamente “nera” perchè, fatta eccezione per alcuni quartieri popolari (Labaro, Grottarossa e Prima Porta), è da sempre abitata dalla medio e alta borghesia romana. Ci siamo capiti, gente di merda che abita case da oltre 10.000 euro a metro quadro con figli di merda che giocano a fare i ribelli. Ebbene le ardite schiere dei fasciofuturisti guidati dal prode Iannone, appena saputo della nostra iniziativa hanno evidentemente pensato di poter riuscire a riscattarsi per lo smacco subito l’anno precedente (leggi) e così hanno cercato (inutilmente) di farci la “sorpresina”. E dire che ce l’avevano messa tutta per riuscirci. Per evitare di far salire la tensione e l’attenzione delle guardie negli scorsi giorni avevano accuratamente tenuto un profilo basso, evitando di commentare sui loro forum e sui loro siti ogni cosa riguardasse la nostra iniziativa e non uscendo volutamente a coprirci o a strapparci i manifesti. Insomma credevano proprio di averla preparata bene (ce li immaginiamo, seduti a via Napoleone III, mentre spostano carriarmatini neri sulla cartina di Roma) tanto che si erano preposti due obiettivi: uno minimo ed uno massimo. Quello minimo era di evitare in ogni modo che la commemorazione si tenesse. Fallito. Quello massimo era di riuscire a darci una lezione. Fallito pure questo. Eppure per riuscire nell’intento il generale Iannone aveva radunato con enorme sforzo tutte le sue truppe e come un moderno Leonida le aveva disposte lungo la superstrada Flaminia a presidio dell’ingresso del cimitero. Queste, si era detto, saranno le nostre Termopili contro i titini. Tanto per evitare sorprese aveva anche previsto che le sue legioni raggiungessero il punto convenuto ben prima del nostro appuntamento esponenendo per ore e ore gli eroici squadristi alle ingiurie della pioggia e del generale inverno (ora speriamo in sorella polmonite…). Ma nessuno di questo manipolo di squadristi s’è lamentato, nemmeno un fiato è uscito dagli italici polmoni. E poi è risaputo, la patria si serve anche facendo la guardia a un fusto di benzina, o come in questo caso, a un banco di crisantemi. Peccato però che il nostro Rommel, la nostra volpe del tuscolano, ignorasse completamente che il cimitero di ingressi ne ha tre: due sulla Flaminia e uno sulla Tiberina. Peccato pure che ignorasse il fatto che il loro silenzio da parte nostra non era certo passato inosservato. E così ieri, mentre i nostri eroi sbraitavano arditamente contro ogni cosa rossa che si muoveva, noi siamo partiti in 30 da San Lorenzo, siamo entrati da via Tiberina (indisturbati), abbiamo deposto i fiori (indisturbati), abbiamo intonato dei canti partigiani (indisturbati) e dopo oltre mezzora ce ne siamo andati (indisturbati). Ma di fascisti neanche l’ombra, erano troppo impegnati a presidiare i fiorai. Au revoir al prossimo 10 febbraio.