Il barometro tedesco
Come abbiamo scritto altre volte ogni tornata elettorale rappresenta, pur con tutti i limiti del caso, un barometro a cui guardare per cercare di comprendere il “clima sociale” di un paese e provare così ad intuire “che tempo farà”. Se questo ragionamento è valido il recente rinnovo del Bundestang ci prospetta “alta pressione e stabilità” nel cuore dell’Europa, una notizia tutt’altro che positiva per i milioni di proletari che da anni pagano il prezzo della costruzione del polo imperialistico europeo. Ma le elezioni federali tedesche sembrano purtroppo raccontarci anche altro. Dal 2009 ad oggi l’affluenza è salita dal 70,8 al 71,5%, segno che, al contrario di quanto accade soprattutto nei paesi dell’Europa del sud, la crisi economica non sembra aver affatto intaccato la fiducia dei tedeschi nelle proprie istituzioni. L’unione CDU/CSU che sosteneva la Merkel ha guadagnato tanto in termini percentuali (+3,5%) quanto in termini assoluti (+2,5 milioni di voti) sfiorando per soli 5 seggi la maggioranza assoluta mentre la SPD è rimasta sostanzialmente ferma e Die Grunen e Die Linke sono calati. L’idea di Europa della borghesia imperialista tedesca rappresentata dalla Merkel sembra dunque aver fatto breccia anche in larghi strati della classe operaia tedesca, un dato di cui non si potrà non tener conto nel prossimo futuro.