Il metodo anti-Salvini
Dovremmo riconoscere a Salvini almeno un merito: aver costretto la sinistra antagonista all’intelligenza. Come il monolite alieno in 2001 Odissea nello Spazio, Salvini stimola indirettamente l’ingegno, mette in mora le vere e presunte differenze politiche in funzione del risultato. Ci obbliga a un terreno comune, quello della difesa delle nostre città dal suo progetto razzista, nazionalista, xenofobo, anti-sociale, reazionario. La lotta alla reazione leghista in questi anni ha sviluppato un metodo politico che è il suo più grande lascito. A volte questo metodo viene raccolto nel migliore dei modi, come a Napoli, altrove non sviluppa gli stessi risultati, ma si pone come inaggirabile. Laddove tale metodo viene abbandonato, il risultato fallisce. Bisogna però intendersi su quale risultato leggere nelle mobilitazioni anti-leghiste di tutta Italia, da anni a questa parte. Alcuni si fermano al dito: Salvini, in qualche modo, riesce comunque a tenere i suoi comizietti minoritari. Altri, la maggior parte a dire il vero, intravedono la luna: un terreno comune dove trovare la sintesi tra la partecipazione popolare e modalità di conflitto capaci di legare tutte le componenti della mobilitazione stessa. Salvini alla fine parlerà comunque, ma la sinistra antagonista, nel suo complesso, farà un passo avanti. Tutta assieme. Questo per qualcuno può anche rivelarsi un limite, ma se usciamo dagli steccati minoritari che contraddistinguono da anni i movimenti, scopriamo che è la più grande risorsa che ci viene lasciata da Salvini. Solo per questo, dovremmo ringraziarlo. A Napoli, ci sembra, è stata rieditata questa capacità di tenere insieme le diversità su di un terreno comune. Se succede nella lotta al leghismo, potrebbe accadere su altri piani: questa la verità sconvolgente delle giornate napoletane. Che infatti vengono coperte politicamente da un esteso arco di soggetti – che arriva fino al sindaco stesso – dentro una radicalità di pratiche per niente scontata, soprattutto in questi tempi di ritirata. E’ esattamente questa copertura politica che mette in crisi le istituzioni, dai partiti alla Polizia, dal Governo ai media. E questa copertura è possibile, o almeno a noi così è sembrato, non per la natura particolarmente progressista del sindaco napoletano, ma per la capacità di tenere unito un fronte trasversale ma popolare, consensuale e conflittuale. Mandando in frantumi le retoriche sui buoni e i cattivi, sui compatibili e gli incompatibili, sui riformisti e i rivoluzionari, etichette d’altronde agitate artificialmente da quello stesso sistema di potere interessato a dividere la classe piuttosto che unirla (anche fosse attorno a progetti riformisti). A quel medesimo potere non rimane che agitare cliché: pulcinella, terroristi, grandi vecchi, apprendisti stregoni. Ce n’è per tutti: dallo smascherato razzismo dei media unificati, alle dietrologie che accomunano tanto la destra d’ogni latitudine quanto le sinistre neoliberali. E’ la sagra del luogo comune, che svela un timore reale, quello di assistere impotente a una ramificazione politica e sociale che salda le sue ragioni attorno ad alcuni punti in comune. Questo il metodo anti-Salvini, la lotta alla Lega di questi tristi anni Dieci, da cui si potrebbe ripartire allargando lo spettro. Senza inutili fascinazioni, ma senza neanche restare ciechi di fronte a un metodo che funziona. E’ l’ottimismo delle volontà, avrebbe detto qualcuno, e non sarebbe poco, di questi tempi.
Liberare tutti vuol dire lottare ancora…
Carmine e Luigi liberi subito!
Presidio questa mattina, ore 9.00 a Piazza Garibaldi