Il pacchetto (sicurezza) dove lo metto?
Giovedì 14 maggio, mattina, Montecitorio vota il ddl sulla sicurezza e porta un altro mattoncino alla costruzione delle nuove leggi razziali. Poche storie: noi italiani gli immigrati non li vogliamo. Al massimo possono venire qui per essere sfruttati e derisi, per compiere i lavori più umili e pericolosi. Ma già l’idea che cerchino nel nostro Paese quelle chance di sopravvivenza che nel loro sono negate ci da’ fastidio. E pazienza se la povertà dell’Africa e se la guerra civile in tanti Paesi asiatici ha precise responsabilità occidentali. Non sottilizziamo. Insomma, il barcone di immigrati deve essere rispedito indietro – e solo perché la buona educazione ci impedisce di affondarlo a cannonate (come qualche buontempone della Marina italiana pure fa, di tanto in tanto). Il disgraziato che cerca di venire in Italia per non morire di fame già solo per questo compie un reato ed è un criminale.
Per legittimare questo sistema xenofobo utilizziamo larghe quantità di allarmismo spiccio della peggior specie. Dietro ogni immigrato c’è un delinquente, uno stupratore, un ladro… La “caccia al negro” viene fatta per il bene del cittadino. Il cittadino lo sa ed è dalla parte nostra. Erano questi i toni degli interventi alla Camera, ieri mattina. Colpisce quello di Cicchitto, uno dei tanti impiegati di Berlusconi, già ex socialista, tessera numero 945 della P2 (dunque uno che ha i numeri per stare dove sta). Il buon Cicchitto deve svolgere il compitino dettato dal maestro-padroncino: difendere anche le norme più infami del ddl sulla sicurezza, anche quelle che hanno il marchio leghista e ci riportano all’Italia del 1938. Come tutti gli attori consumati (ma anche i clown improvvisati) lo fa con convinzione. Però è nervoso, questa volta con il pacchetto sicurezza l’hanno fatta grossa, persino i vescovi si sono lamentati. Di fronte a lui, poi, c’è il terribile Franceschini, terrore dei fascisti: bisogna dunque essere aggressivi. E qui scatta l’invenzione, la trovata geniale, il coniglio dal cappello. Cicchitto si rivolge al centro-sinistra e afferma che il pacchetto sicurezza avrebbe reso più sicuri i quartieri periferici e popolari, dove abita quella classe operaia che ora vota per il centro-destra e non più per il centro-sinistra. I progressisti, invece, abitano nei quartieri residenziali dove non si sente il problema della sicurezza e per questo non capiscono la necessità del ddl. Questa è bella: la preoccupazione per l’immigrato non si sentirebbe tra le ville di Posillipo o del Nord-est, ma nei caseggiati popolari dei quartieri dormitorio. Non nelle ville sul lago di Garda, ma al Giambellino o a Tiburtino III. Allo stesso tempo, la preoccupazione di un proletario, di un lavoratore precario o di un pensionato è tutta concentrata sui barconi che provengono dall’Africa, non sulla pensione che non basta, sul contratto che scade a fine mese, sull’affitto da pagare.
Ora, caro Cicchitto, noi accettiamo tutto. Capiamo che, a fronte della Crisi, non faccia tanto chic prendere le difese dei ricconi impellicciati, che sia necessario mostrarsi interessato anche ai paria e ai diseredati. Anche perché tra poco si vota e bisogna continuare a inculare gli elettori. Ma la favola del proletario che vuole il maghrebino rispedito in Libia questa no, risparmiacela. Anche le facce come il culo hanno un limite.