il partito dei padroni (1)
Lo showdown è fissato. Il 14 dicembre il governo chiederà la fiducia sia alla Camera che al Senato. Nel frattempo Berlusconi attenderà speranzoso il verdetto della consulta sul legittimo impedimento. Nel frattempo la Lega farà di tutto per blindare i decreti attuativi del federalismo fiscale e portare un risultato a casa. Nel frattempo il PDL cercherà di ricomprarsi qualche deputato.Nel frattempo il PD tenterà di rincollare i pezzi di un’organizzazione che assomigli almeno un po’ a uno straccio di partito. Nel frattempo Casini, Fini e Rutelli proveranno a rinsaldare la loro alleanza. Nel frattempo Montezemolo deciderà se scendere in campo… Nel frattempo verrà votata e approvata la finanziaria, o legge di stabilità, o come diavolo si chiama adesso. Con buona pace di Napolitano, che ci teneva tanto, e dei mercati finanziari che aspettano solo di essere “rassicurati”. Ci chiediamo però, ma è una domanda retorica, come sia possibile che una legge che da sempre rappresenta l’indirizzo che un governo vuole dare alla sue scelte economiche e sociali sia diventata adesso più neutrale della Svizzera? L’opposizione di centrosinistra chiede che venga approvata in fretta e che non si faccia melina (parole di Bersani). L’opposizione di centroebasta auspica uno scatto di responsabilità nazionale, e annuncia il suo voto a favore. La CGIL, tanto per cambiare, sta li, silente e immobile aspettando che dalla segreteria del PD venga fuori la linea. Eppure c’era un tempo in cui questo periodo dell’anno politico corrispondeva all’apice del conflitto sociale. C’era un tempo in cui i lavoratori, attraverso la mobilitazione e gli scioperi, cercavano di contrastare le manovre antipopolari. E alcune volte ci riuscivano pure. Però quelli erano i “terribili” anni ’70. Erano gli “anni di piombo”. Quelli che tutti sperano non tornino mai. Quelli che giornalisti e politici provano ad esorcizzare ogni volta che un uovo si leva in volo contro l’ingiustizia. E allora teniamoci tagli e sacrifici. Li approveranno in maniera bipartisan, ma poi li farà una parte sola: noi.