Il Re è nudo – la lotta No Tav ricordando Valerio Verbano
Ci prepariamo ad un’altra mobilitazione nazionale contro il TAV e contro la repressione di tutte le lotte sociali: dopo gli arresti del 9 dicembre contro alcuni NO TAV accusati di terrorismo, la recente repressione poliziesca capitolina, a seguito della quale vari compagni sono sottoposti a misure cautelari oltre a ben 7 arrestati dopo la giornata di lotta del 31 Ottobre, ribadisce l’urgenza di questa mobilitazione sia su scala cittadina che su scala nazionale. Oggi, 22 Febbraio, è sicuramente un giorno molto particolare, in cui ricorre l’anniversario dell’uccisione per mano fascista di Valerio Verbano. Da qui la scelta delle strutture di movimento che tradizionalmente organizzano quella giornata di inserirla all’interno della mobilitazione nazionale contro il TAV e per la liberazione dei prigionieri.
Un celebre manifesto dei primi anni ’80 recita: “E’ morto un partigiano, altri cento ne nascono. …La sua vita, la sua figura, non va spiegata, raccontata, è dentro tutti noi nel movimento rivoluzionario…” Diversamente da quanto riportato in quel noto manifesto crediamo che forse oggi più di allora sia importante riflettere sulla storia di Valerio, vista anche la particolarità di questo 22 Febbraio, e crediamo che lo sia non certo per negare che il suo esempio e i suoi valori animino le nostre lotte. Molti hanno cercato di raccontare la dura storia degli anni ’70 – e ’80 – con la struggente vicenda di Valerio Verbano, una di quelle che tra le tante altre storie dello stesso spessore umano e politico di quel ciclo di lotte si è accettato e digerito solo perché addolcita da un cucchiaio di miele.
Insomma, troppe volte abbiamo visto compagni dare insieme alle istituzioni la stessa lettura di quella vicenda e, a volte di riflesso, a volte direttamente, la medesima interpretazione di quella stagione di lotte.Le stesse figure politiche che hanno pianto lacrime di coccodrillo in occasione dell’ultimo saluto alla madre di Valerio non hanno avuto – e non hanno – nessuno scrupolo nel condannare in toto – e a senso unico – la stagione di lotte di cui è figlia quella vicenda e nel giudicare i tanti Valerio Verbano caduti in quegli anni nel migliore dei casi “vittime della violenza politica” alla stregua dei fascisti. Come prevedibile l’unico innocente al di sopra degli “opposti estremismi” rimase e rimane per loro lo Stato, la cui provvidenziale repressione ha posto fine all’odioso spargimento di sangue di quegli anni. E come sappiamo, per schiacciare la teppaglia de “la peggio gioventù” per loro lo Stato ha difeso se stesso con le sole armi del Diritto e della Democrazia, ripudiando manganelli, proiettili, bombe, leggi speciali,carcere, isolamento e tortura.
Naturalmente per reprimere la “peggio” c’era bisogno di cantar le lodi de “la meglio gioventù”, nella quale si è cercato – suo malgrado – di circoscrivere la vicenda di Valerio Verbano, riducendola ad un’innocua vittima del terrorismo fascista. Alla fine di quegli anni lo Stato ha vinto ed ha imposto le sue condizioni, cercando anzitutto di tappare la bocca a chi voleva raccontare una storia diversa.
Come abbiamo già spiegato nel nostro intervento al convegno “Diritto alla Resistenza di Bussoleno” – https://www.militant-blog.org/?p=9988 – oggi come allora la prima preoccupazione dello Stato è quella di stigmatizzare chiunque vi si opponga come “terrorista”: questo avviene non solo nelle aule dei tribunali, con l’imposizione di durissime condizioni di reclusione – spesso preventive – e condanne per i prigionieri, ma anche nel dibattito politico, nel palese tentativo di ostracizzare qualsiasi ipotetica prospettiva di cambiamento reale.
Che cosa è cambiato allora rispetto a quegli anni? Ben poco, per quel che riguarda l’apparato statale e la sua funzione repressiva di qualsiasi lotta e processo di trasformazione sociale: quella della val di Susa è forse la più imponente lotta popolare degli ultimi 20 anni, per quello che è, per quello che ha insegnato, e per quello che potrebbe innescare. Questo lo Stato lo ha capito molto bene, e infatti chiunque si opponga al TAV diventa un pericoloso terrorista. Su questa scia la propaganda ha evocato lo spettro dei cupi “anni di piombo” affrontato senza indugi da uno che di democrazia se ne intende come il giudice Caselli con la sua Magistratura Democratica. Come la lotta NO TAV la vicenda degli anni ’70 con le sue conquiste, la sua durezza, i suoi errori e la sua sconfitta può insegnarci molto: basterebbe non fingere che non fosse mai esistita.
Il Re è nudo, e convincerci del contrario A SARA’ DURA!
Valerio Verbano, Roberto Scialabba, Fabrizio Ceruso vivono! Noi Saremo Tutto