Il semestre europeo… uno spot per Matteo
Era chiaro fin dal principio che il semestre europeo avrebbe rappresentato per Matteo Renzi l’occasione per l’ennesimo spot autopubblicitario nonchè un ulteriore passaggio nell’edificazione e nel rafforzamento di quello che qualcuno ha giustamente definito il partito di massa del Capitale, ovvero il PD. Si tratta di un’operazione politico/mediatica che non va sottovalutata perché vede convergere verso lo stesso obiettivo tanto le capacità comunicative e carismatiche di un premier che ha a disposizione l’apparato e la struttura dell’ultimo partito di massa presente in Italia, quanto il sistema informativo messo in campo dai grandi gruppi editoriali. La vicenda degli “80 euro in busta paga”, del resto, ci aveva già dato una dimostrazione di quanto andiamo sostenendo e il modo con cui adesso viene presentata “l’apertura della Merkel” sul patto di stabilità ne è un’ulteriore conferma. Ma restiamo ai fatti. Ieri il portavoce della cancelliera tedesca, Steffen Seibert, aveva paventato la possibilità di una applicazione di “alcune flessibilità” del patto di stabilità da verificare “nei singoli casi”. Nulla di nuovo sotto al sole visto che il nostro paese in virtù di tale “flessibilità” ha già chiesto il rinvio di un anno del pareggio di bilancio. Tanto è bastato però perché dai palazzi romani si alzasse un coro di giubilo nei confronti di Renzi e della sua capacità di far pesare finalmente in Europa le ragioni dell’Italia. Una lettura dei fatti che è stata sostanzialmente ripresa e condivisa dai media e che si è tradotta in una messe di servizi e di articoli che sembravano usciti dritti dritti dall’ufficio stampa del premier. La realtà però è un po’ diversa da come ce la vogliono presentare e l’ha spiegato chiaramente il ministro del tesoro tedesco Wolfgang Schäuble quando ha detto che il patto di stabilità non cambia né si allenta, e che semmai i rinvii sugli obiettivi del deficit verranno contrattati volta per volta in funzione della “credibilità” delle riforme economiche intraprese, facendo notare come la Francia abbia già ottenuto dilazioni senza però metterle a frutto. In sostanza una maggiore flessibilità nei piani di rientro verrà si accordata, ma in cambio di un accelerazione nei processi di privatizzazione, flessibilizzazione del mercato del lavoro e di tutte quelle altre belle (contro)riforme che abbiamo imparato a conoscere sulla nostra pelle. Insomma, come scrive oggi il Sole 24 ore: la nuova via europea al pragmatismo, improcrastinabile anche per disinnescare la bomba sociale che potrebbe altrimenti prima o poi scoppiare addosso all’eurozona, non promette sconti a nessuno. Noi dal canto nostro dovremmo invece ragionare su come costruire il “detonatore” perchè questa bomba finalmente esploda, sperando che la manifestazione del 28 e il controsemestre possano rappresentare un primo passo in tal senso.