indovina chi?
Un piccolo indovinello. L’altro ieri su un giornale italiano è apparsa una lucidissima analisi di quanto sta accadendo a Milano. Un’analisi che ci sentiamo di sottoscrivere riga per riga, parola per parola. E indovinate un po’ chi l’ha scritta? (la soluzione del rebus alla fine del pezzo)
Letizia Moratti e Giuliano Pisapia hanno come «grandi elettori» le due borghesie nelle quali è (apparentemente) divisa la upper class nazionale. L’una, di (centro)destra, si dichiara «moderata»; l’altra, di (centro)sinistra, «progressista». Ma i due aggettivi sono troppo generici, e logori, per significare qualcosa anche per chi se ne fregia. Il diavolo sta nei particolari. La borghesia progressista è per «la difesa della Costituzione»; quella moderata perla sua «riforma». Ma non sono molti quelli, da una parte e dall’altra, che l’hanno letta, l’hanno capita e sanno perché sono pro ovvero contro. La borghesia moderata è per il mercato; quella progressista per lo Stato sociale. Ma sono una esigua minoranza quelli che, a destra, sanno che cosa sia il mercato e che cosa ne abbiano scritto i classici del liberalismo e, a sinistra, sanno chi era Beveridge e che l’economia sociale di mercato non è una forma di socialismo, ma il mercato i cui esiti sono temperati, ex post, dall’intervento pubblico, là dove producano effetti «collaterali» dannosi per gli individui. In definitiva, non ci sono due borghesie, distinte per metodologia della conoscenza – empirica ovvero filosofica, non ne parliamo neppure – per cultura politica, individualistica ovvero collettivistica. Ce n’è una sola. Conservatrice. Questa sola constatazione dovrebbe rassicurarci circa gli allarmismi dei rappresentanti di quella di (centro)destra e i propositi multiculturali dei rappresentanti di quella di (centro)sinistra. Non sarà la costruzione di una moschea ad alterare il profilo sociale di Milano. Saranno gli interessi organizzati — i «poteri forti» — che fanno capo alla borghesia detta «progressista» ovvero a quella detta «moderata», a seconda che vinca Pisapia o la Moratti. Le due borghesie non contano molto ai fini del risultato elettorale. Contano parecchio «dopo», quando si tratta di governare le risorse cittadine. Marx chiamava i governi delle democrazie liberali il «Comitato esecutivo della borghesia». Sarà tale Comitato — sulla base degli interessi dei suoi componenti — a disegnare il profilo di Milano. Chiunque vinca, i due pallidi candidati sono stati — per dirla ancora con Marx — la «falsa coscienza» di tali interessi…
Allora, chi l’avrà scritto questo articolo? Un veterocomunista? Un incorreggibile marxista-leninista-maoista? Sembrerebbe proprio, e invece no. E’ stato niente di meno Piero Ostellino sulla prima pagina del Corsera dell’altro ieri. Un gionalista con cui mai e poi mai ci saremmo sognati di trovarci d’accordo. Eppure… se lo dice lui…