(in)giustizia all’italiana
Con la scarcerazione di Layos si è (forse) conclusa una vicenda giudiziaria che, a dispetto della palese ingiustizia perpetrata ai danni di due cittadini innocenti, ha avuto quanto meno il merito di dimostrare ancora una volta come in Italia prevalga la logica dei due pesi e delle due misure. Sulla questione abbiamo già scritto molto per cui evitiamo di tornarci. Ci premeva soltanto sottolineare la disparità di trattamento mediatico riservata a persone che, evidentemente, per la giustizia italiana hanno dei pesi specifici differenti. I due rumeni sono stati dati in pasto all’opinione pubblica, le loro foto sono state proposte e riproposte fino alla nausea rovinandogli la vita, forse per sempre. Quanto è accaduto ultimamente a Racz, quello che i media avevano ribattezzato “faccia da pugile”, è emblematico. Dopo il passaggio televisivo a “Porta a Porta” un famoso cuoco palermitano gli aveva offerto un lavoro e, per tutta risposta, clienti, fornitori e cameriere del ristorante in questione hanno protestato fino a far recedere lo chef dalla decisione. Non bisogna essere dei veggenti per prevedere che purtroppo sia Racz che Layos incontreranno delle difficoltà enormi a sconfiggere il doppio pregiudizio (rumeno e stupratore) che li perseguiterà per molto tempo impedendo loro di trovare un’occupazione regolare. Quasi contemporaneamente, ad Arezzo, durante un udienza legata all’omiciodio di Gabriele Sandri, un ragazzo è stato allontanato dall’aula per aver cercato di riprendere la faccia dell’agente di polizia Spaccarotella. E’ incredibile l’attenzione dimostrata in questo caso per la tutela della privacy dell’indagato di cui, a quanto ci risulta, ad oggi non è mai stata pubblicata una foto sui giornali. Permetteteci una domanda retorica: ma in italia ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B?