La sinistra radicale e la radicale sinistra
Nel fine settimana appena passato, stando a quanto riportato da alcuni organi di stampa, sarebbe stato raggiunto l’accordo tra la Federazione della Sinistra e la Bonino per l’apparentamento in occasione delle prossime elezioni regionali. Ora forse dovremmo fingerci sorpresi, oppure indignati, o addirittura costernati per l’ennesima svolta in fondo a destra (dove solitamente si trovano i cessi nei locali pubblici) della sedicente sinistra radicale. Dovremmo anche fare l’elenco delle dichiarazioni della cara Emma contro lo statuto dei lavoratori, contro l’articolo 18, a favore di tutte le guerre imperialiste e contro il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Ma eviteremo questo inutile esercizio retorico perchè le premesse di questa decisione erano ben visibili da tempo, potremmo dire da anni, e a nostro avviso hanno poco o nulla a che vedere con le ultime vicende congressuali del PRC e del PDCI. Sono inscritte però in quella parabola infausta che ha portato dalla teorizzazione del partito “pesante e radicato” (sempre solo auspicato) alla realizzazione del partito “leggero e d’opinione” (questo si, coerentemente praticato). Una vera e propria mutazione genetica che ha accompagnato la definitiva scomparsa di quella che una volta veniva definita dagli analisti politici “l’anomalia italiana”, causa ed allo stesso tempo effetto della condizione di merda che vivono oggi i lavoratori nel nostro paese. E che ha portato alla trasformazione irreversibile di organizzazioni che, prescindendo dal giudizio politico che se ne poteva dare, contavano comunque su un numero cospiquo di militanti in veri e propri cartelli elettorali. Gusci vuoti che debbono la loro sopravvivenza solo alla presenza nelle istituzioni, e la loro visibilità solo alla benevolenza dei media mainstream. Insomma dei partiti utili esclusivamente alla riproduzione del ceto politico che li dirige, e di fatto funzionali al mantenimento dello stato di cose presenti. Non ce ne vogliano i compagni e le compagne che tuttora generosamente militano in queste organizzazioni, ma sperare di risollevare o di reindirizzare questi partiti ci sa proprio di accanimento terapeutico, energie e tempo perso. E’ arrivato il momento di staccare la spina.