La viscerale voglia di sangue del sistema mediatico
Dal giorno dopo, ma possiamo dire sin dalle cronache in diretta dello stesso 28 febbraio, l’imponente corteo cittadino contro il fascioleghismo è scomparso da ogni orizzonte informativo. Un buco nero in cui gli unici ad uscire sono stati, nell’ordine, i pagliacci vestiti da druidi in Piazza del Popolo, le trite magliette salviniane e i “giovani” di Casapound, elevati a simpatica combriccola di ragazzotti, in fondo innocui palestrati con qualche idea sballata in testa. Il fallimento della piazza fascioleghista e la contestuale riuscita della mobilitazione antifascista sui media ha subito un ribaltamento delle prospettive a dir poco irresponsabile, chiarendo le posizioni in campo dei media cosiddetti “neutrali”. Da una parte un centinaio di neofascisti a cui sono stati dedicati titoli e focus giornalistici; dall’altra una marea umana oscurata da logiche mediatiche conniventi e inquietanti. Dopo aver cavalcato ogni forma di terrore, dopo aver invitato la cittadinanza a stare a casa in vista di improbabili scontri, dopo aver accomunato i manifestanti antifascisti agli hooligan olandesi e intervistato i soliti commercianti dalla saracinesca facile, la natura sostanzialmente pacifica del corteo del 28 ha lasciato senza parole e senza notizia gli abituali avvoltoi dell’informazione politicamente orientata. L’aver puntato su una conflittualità diffusa e distribuita nel tempo e nello spazio proprio per evitare il trappolone mediatico già scritto, ha portato con sé anche l’invisibilità di una manifestazione numericamente possente, di certo molto più grande del flop leghista, ma mediaticamente relegata alla marginalità. Una manifestazione, questo il vero dato che emerge da sabato, egemonica, che ha avuto la capacità cioè di parlare alle diverse anime della sinistra portando però avanti un ragionamento unitario: Salvini e Renzi sono due facce della stessa medaglia, quella di un liberismo europeista articolato nella sua versione “riformista” o “reazionaria”. Una manifestazione che ha saputo parlare anche a chi non è sceso in piazza insomma, lavorando per un allargamento delle sue potenzialità effettivo e non formale.
La vera novità politica di questo anno è stata allora la manifestazione anti-leghista, la capacità di un movimento che credevamo morto, e che invece è saputo risorgere dalle sue secche, mettendo in campo tutta la forza di cui dispone al momento, moltiplicandola nelle sue diverse sfaccettature. Evidentemente questo non è bastato al sistema informativo, vero artefice della propaganda leghista e unico protagonista del ruolo che si sta ritagliando Salvini quale presunto anti-Renzi. Al sistema politico serve Salvini, oppositore funzionale al renzismo. I media mainstream si adeguano alle direttive politiche dei propri referenti, elevando un flop a novità politica e oscurando le ragioni e la visibilità della risposta romana alla violenza fascioleghista. La voglia di scontri dell’apparato mediatico è rimasta oggi senza notizia, ma non sarà così per molto, sia chiaro. Forse dovevamo osare qualcosa in più, capire come costringere il circo mediatico a “parlare di noi”, a produrre notizia e informazione anche verso tutti coloro che non sono potuti scendere in piazza o risiedono in altre parti del paese. Una capacità che, dovremmo riconoscerlo oggettivamente, il movimento inteso in senso largo ancora non possiede: l’ambizione cioè di articolare una conflittualità che sia anche condivisa, che sappia essere compresa da chi non fa parte delle ristrette cerchie militanti. Di certo, e non lo scopriamo oggi, abbiamo un sistema mediatico avverso e complice con quel fascioleghismo che a parole dice di rifiutare. Nessuna novità, ma un ulteriore elemento da tenere in considerazione per le prossime mobilitazioni e per il proseguo della campagna in vista della primavera. Una campagna, quella contro l’eventuale venuta di Le Pen, che non partirà da zero, ma dall’esperienza accumulata in questi intensi mesi di lotta e di organizzazione. Se sabato abbiamo tutti insieme mosso il primo passo, in primavera si tratterà, se ne saremo capaci, di compierne il secondo, iniziando a camminare.