L’eroina democratica
Nonostante la defenestrazione della sua storica conduttrice, non siamo ancora riusciti a liberarci di Report, la bibbia televisiva della sinistra giustizialista. In compenso da ieri speriamo di esserci liberati del mito della Gabanelli, la giornalista forcaiola che in un impeto di sincerità ha dichiarato «l’appoggio totale al ministro Minniti». L’appoggio riguarda “l’accordo con la Libia” (che non è un accordo con “la Libia”, ma con alcune fazioni che controllano il passaggio dei migranti sul proprio territorio), ma laddove l’eroina democratica si è superata è sulla vicenda dello sgombero di piazza Indipendenza: «La legalità è come il lavoro, è neutro, non può essere di destra o di sinistra […] Come è possibile che un palazzo come quello sia stato occupato? […] Quello era un edificio presidiato […] E’ arrivato un gruppo di energumeni [i senza casa] a dire o sloggiate voi o vi facciamo sloggiare con la forza». Questa la caratura di un personaggio divenuto nel tempo portavoce delle istanze della sinistra forcaiola. In Italia c’è sempre più una “questione Minniti”, attorno alla quale è in corso un posizionamento ideologico che racchiude una visione del mondo. L’operato di Minniti è riuscito meritoriamente a svuotare di senso le etichette politiciste presenti in Parlamento: destra, centro e sinistra (articolazioni parlamentari del clan liberista) rimescolano le proprie apparenti differenze per ritrovarsi attorno all’appoggio o meno alle politiche del ministro. E se non tutti i critici di Minniti possono annoverarsi tra gli “amici del popolo” (pensiamo a Saviano o alle gerarchie vaticane), di sicuro i nemici risiedono tra chi in questi mesi sta promuovendo la guerra ai poveri avviata dal ministro. E’ uno spartiacque, utile anche a fare chiarezza all’interno di una sinistra in crisi di giustizialismo.