Liberiamo gli anni ’70, Libertà per Cesare Battisti
Dopo più di trent’anni, nè la giustizia nè il sistema politico riescono ancora riflettere con lucidità su quello che rappresentarono gli anni settanta in Italia. L’unico strumento che adotta il potere è la repressione giudiziaria nei confronti di chi, autonomamente, ha superato quell’epoca riflettendo su ciò che è stato. Incapaci di guardare al proprio passato, tutte le forze politiche tentano di chiudere i conti con la storia recente del paese con il solito metodo, la repressione e il carcere. Carcere ovviamente non per i golpisti o i piduisti, logge massoniche o formazioni neofasciste. Carcere non per chi creò e alimentò la strategia della tensione, per chi tentò in vario modo la svolta autoritaria del paese. Carcere solo ed esclusivamente per chi, in quegli anni, lottò per un diverso modo di concepire il potere e i rapporti umani. Per chi, a sinistra, lottava per un futuro diverso. Tanti sfociarono nella lotta armata, una scelta dettata anche dagli omicidi di stato, dalle stragi, dai carri armati nei centri cittadini, dalle leggi speciali di repressione, dalla legge Reale, dai troppi omicidi di una guerra combattutta da tutte e due le parti. Riflettere su tutto questo sarebbe il solo modo per superare quegli anni in maniera definitiva. Con un amnistia per tutti i detenuti politici degli anni settanta, e non con la spasmodica ricerca di chi da trent’anni ha cambiato vita, veramente, senza bisogno dell’annullamento carcerario. Anche per dare una risposta, sicuramente parziale ma certo migliore di una semplice pena detentiva, alle troppe vittime innocenti di quel periodo, e ai familiari che ancora ne soffrono e chiedono giustizia.
Per la sua stringente attualità, riportiamo qui di seguito l’appello per la liberazione di Cesare Battisti ripreso dalla rivista online “Carmilla” e uscito nel 2004.
I servizi speciali francesi hanno arrestato lo scrittore Cesare Battisti, rifugiato in Francia ormai da quattordici anni. Su di lui pende una domanda di estradizione presentata dal governo italiano, sulla base di una condanna pronunciata in contumacia oltre un ventennio fa.
E’ bene ricordare che a Cesare Battisti fu concesso asilo politico solo dopo che un magistrato francese ebbe vagliato le “prove a suo carico”, e le ebbe giudicate contraddittorie e “degne di una giustizia militare”. A Battisti erano stati addossati tutti gli omicidi commessi da un’organizzazione clandestina a cui era appartenuto negli anni ’70, anche quando circostanze di fatto e temporali escludevano una sua partecipazione.
Dal momento della sua fuga dall’Italia, prima in Messico e poi in Francia, Cesare Battisti si è dedicato a un’intensa attività letteraria, centrata sul ripensamento dell’esperienza di antagonismo radicale che vide coinvolti centinaia di migliaia di giovani italiani e che spesso sfociò nella lotta armata. La sua opera è nel suo assieme una straordinaria e ineguagliata riflessione sugli anni ’70, quale nessuna forza politica che ha governato l’Italia da quel tempo a oggi ha osato tentare.
La vita di Cesare Battisti in Francia è stata modesta, piena di difficoltà e di sacrifici, retta da una eccezionale forza intellettuale. E’ riuscito ad attirarsi la stima del mondo della cultura e l’amore di una schiera enorme di lettori. Ha vissuto povero ed è povero tuttora. Nulla lo lega a “terrorismi” di sorta, se non la capacità di meditare su un passato che per lui si è chiuso tanti anni fa. Trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto.
Certo, c’è chi ha interesse a che una voce come quella di Cesare Battisti venga tacitata per sempre. Chi, per esempio, contribuì alle tragedie degli anni ’70 militando nelle file neofasciste o in quelle di organizzazioni – clandestine quanto i Proletari armati per il comunismo – chiamate Gladio o Loggia P2, e sospettate di un numero impressionante di crimini. Chi fa oggi della xenofobia la propria bandiera. In una parola, una gran parte del governo italiano attuale.
Noi invece vorremmo che di scrittori capaci di affrontare di petto il passato come Cesare Battisti ce ne fossero tanti, e che i cittadini francesi capissero chi rischiano di perdere, per la vigliaccheria dei loro governanti: un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero. Non era tradizione della Francia privarsi di uomini così, per farli inghiottire da una prigione. Ci auguriamo che la Francia non sia cambiata tanto da tacere di fronte a un simile delitto.
Sì, delitto. Avete letto bene.