Liberiamo la Tiburtina. Combattiamo abbandono e speculazione.
Negli ultimi decenni le città europee, soprattutto quelle dei paesi periferici, sono state interessate da un cambio di paradigma economico che ha avuto effetti devastanti, anche se asimmetrici. Da un modello di città “manageriale”, in cui il potere politico (molto schematicamente) amministrava e redistribuiva i trasferimenti provenienti dalla Stato centrale, si è progressivamente approdati ad un modello “imprenditoriale” di crescente competitività e concorrenzialità tra le città stesse. In un quadro di risorse pubbliche decrescenti (a Roma solo negli ultimi dieci anni i trasferimenti sono calati da circa 700 euro per abitante censito a poco più della metà) si è fatto spazio nelle amministrazioni locali un modello teso alla massimizzazione dell’estrazione della rentita. tramite la valorizzazione dei suoli e delle superfici cittadine. La famosa “moneta urbanistica” coniata ai tempi della giunta Alemanno e utilizzata successivamente tanto dalla Giunta Marino quanto da quella attuale, come dimostra la vicenda dello Stadio della Roma. Il paradosso, solo apparente, è che mentre fiumi di risorse venivano indirizzate alla valorizzazione di alcune aree della città, soprattutto quelle centrali, altri quadranti e infrastrutture sono stati lasciati al completo abbandono. Come nel caso della Tiburtina, la consolare che nel tratto urbano attraversa alcuni dei quartieri più popolosi e popolari di Roma. Chiunque abbia avuto modo di percorrerla, o come noi abita in zona, si sarà reso conto da sè che i lavori di ampliamento e manutenzione sono ormai fermi da anni o, in alcuni tratti, procedono a singhiozzo e con una lentezza esasperante. La lunga teoria di jersey, i cantieri abbandonati in cui ormai crescono le piante, le reti messe a protezione di tratti stradali praticamente già pronti, la segnaletica inesistente, trasformano ogni giorno in un calvario la strada che porta a lavoro o a scuola migliaia di abitanti della periferia. Per questo motivo ieri sera come Carovana delle Periferie abbiamo voluto dare un assaggio della campagna di mobilitazione che porteremo avanti a partire da gennaio insieme ai compagni e alle compagne del Nodo Territoriale Tiburtina e che porrà come questione centrale anche la requisizione, la bonifica e la conversione in edilizia pubblica dell’ex fabbrica di Penicillina LEO: un ecomostro abbandonato e carico di amianto su cui volteggiano da anni gli avvoltoi della speculazione edilizia. LIBERIAMO LA TIBURTINA. COMBATTIAMO ABBANDONO E SPECULAZIONE.