Libertà – Liberazione
Sono alcuni giorni che leggiamo con attenzione l’interessante dibattito scaturito dalle pagine del Manifesto sulla questione libica. Notiamo con piacere come sia l’unico giornale ad uscire fuori dal coro assordante dei media, quantomeno l’unico che su questa importante questione stia cercando di crearci un dibattito, coinvolgendo sia i propri giornalisti che i lettori in uno scontro di idee molto proficuo. Le posizioni sono più o meno quelle che anche in questo blog sono state affrontate e hanno generato dibattiti animosi. Sostanzialmente, e per riferirci alla sola questione libica, da una parte una serie di firme storiche (ma anche una grande parte di lettori) che, seppur condannando il Gheddafi “occidentalizzato” ne rivendicano la diversità storica rispetto ad un qualsiasi dittatore di una qualche autocrazia africana. Cercando, nel ciclone della rivolta, di distinguere le sue responsabilità personali (da condannare), dal suo messaggio storico e politico di un tempo. Dall’altra parte invece una serie di giornalisti del manifesto, supportati anch’essi da una parte cospicua di lettori, che invece ne denunciano tout court la natura dittatoriale e dispotica, appoggiando a-criticamente le rivolte, semmai cerando di distinguere il grano dal’loglio, facendo la tara dell’informazione imbavagliata occidentale chiaramente anti-Gheddafi. Non è frequente che il Manifesto si produca in queste operazioni meritorie, e quando lo fa è giusto rilevarlo.
Su un punto però volevamo anche noi dire la nostra, e cioè sulla lettura che se ne da in occidente di queste rivolte alla luce della richiesta di Libertà da parte dei popoli maghrebini e di come noi possiamo intenderla qui in occidente. Anzi, la lettura che determinate parti politiche danno di queste vicende ci da lo spunto per poter capire come siano cambiati alcuni concetti politici in questi anni. In particolare, l’interpretazione del concetto di Libertà, visto che è divenuto il tema centrale qui in Italia (e in tutto l’occidente). La richiesta, o la difesa, della libertà ha assunto un ruolo chiave in ogni programma e definizione ideologica dei partiti, ma anche dei movimenti. Addirittura un partito che proviene dalla tradizione comunista come Sinistra Ecologia e Libertà lo ha messo chiaro nel nome; per non parlare dei vari popoli, partiti e futuri della libertà. Eppure, fino a non molti anni fa, il concetto di libertà così inteso è sempre stato cavalcato dalle destre, liberali o meno che fossero. Contrapposto alla richiesta di eguaglianza, ma soprattutto al concetto opposto di libertà liberale, cioè la liberazione dei popoli. Ad una destra che chiedeva libertà ha sempre risposto una sinistra che diceva che non era possibile nessuna libertà senza liberazione: liberazione dal lavoro salariato, liberazione dalla catena produttiva fondata sul profitto; e poi ancora, liberazione dell’imperialismo che soffocava i popoli del terzo mondo. E così via, i due concetti di libertà e di liberazione erano apertamente antitetici. A una destra delle libertà borghesi e civili, una sinistra della liberazione sociale. Questa dicotomia inconciliabile in questo modello di sviluppo da circa vent’anni è andata in soffitta. Abbandonato il mito della liberazione, anche la sinistra ha preso a parlare di libertà, senza specificazioni, senza l’esigenza di chiarire cosa significasse questa libertà e in cosa si distinguesse dalla libertà proclamata dai liberali. In tutti questi anni, non è stato mai chiarito, e oggi se ne vedono i risultati. La sinistra non è più capace di distinguere libertà e liberazione, per cui tutto ciò che si muove in direzione di una ipotetica richiesta di libertà va appoggiato senza alcun dubbio. Non è questo il caso delle rivolte maghrebine, però anche in questo frangente la sinistra (parlamentare e non) ha preso posizione senza neanche indagare cosa stesse avvenendo. Così come la prese a spron battuto per le rivoluzioni colorate dell’Europa dell’est, così come, in nome della libertà, appoggiò tutta una serie di tentativi di colpi di stato appoggiati dall’occidente americano (su tutti, il caso della Serbia di Milosevic). Come specificare la differenza delle rivolte di oggi con quelle fasulle di ieri se non si chiarisce più la propria posizione sul tema della libertà? Noi (compagni, militanti..) possiamo farlo, perché per noi il concetto di liberazione è ancora attuale e fondante, per cui possiamo dibattere all’infinito sul Maghreb, o altri casi, perché cerchiamo sempre di individuare le differenze sociali presenti in ogni rivolta. Ma come può farlo una sinistra come Sinistra e Libertà, per non parlare del PD e affini, quando da decenni hanno accantonato ogni ipotesi di liberazione sociale e avallato qualunuqe cosa si muovesse purché lo facesse nel nome della libertà?
Detto anche provocatoriamente, a noi delle libertà importa poco, se non è guidata da un processo di liberazione sociale chiaro ed evidente. E solo quando questi due processi viaggiano insieme ci riguardano. Nella libertà come bene pregiudiziale non abbiamo mai creduto.