Libia: o l’ALBA o l’Occidente…
Col passare dei giorni appare sempre più chiaro come la guerra civile libica sia entrata in una fase di stallo politico e militare. Nonostante si tratti di un equilibrio dinamico, belligerante e cruento, è evidente come nessuna delle due parti in campo abbia al momento la forza per imporsi in maniera definitiva sull’altra. Almeno fino a quando non interverrà un fattore esterno a modificare la situazione. Questo, oltre a fare giustizia di alcune interpretazioni distorte che pure avevano preso piede anche tra i compagni, sembrerebbe limitare il campo delle scelte a due sole opzioni: l’imperialismo “umanitario” o i negoziati di pace proposti dall’ALBA. Chiunque, leggendo un giornale o guardando un TG, si sarà ormai reso conto di come la cosiddetta comunità internazionale appaia sempre più intenzionata all’uso della forza contro il Rais. Il nodo da sciogliere è se intervenire in maniera differita, armando e supportando le forze ribelli, oppure se farlo direttamente. Sbaglieremmo però nel considerare già chiusa la partita. Primo perché i poli imperialisti sono più di uno ed hanno interessi divergenti tra loro e difficili da ricomporre, e poi perché il fallimento delle avventure neocoloniali in Iraq ed Afghanistan rende difficile far digerire i costi di un’altra guerra che rischia, come le altre, di trasformarsi in un pantano da cui sarebbe difficile uscire. In questo contesto dunque, ci sono ancora, per quanto flebili, le possibilità per una soluzioni negoziale che eviti un bagno di sangue e che garantisca al popolo libico il diritto all’autodeterminazione senza i condizionamenti delle potenze imperialiste. E’ la proposta formulata da Chavez qualche giorno fa ed assunta da tutti i paesi aderenti all’ALBA. E’ un ipotesi che, per quello che conta, vede il nostro sostegno, ma che soprattutto dovrebbe avere l’appoggio da parte dei movimenti e di tutte le forze di sinistra. Almeno di quelle che non hanno ancora votato i crediti di guerra.