Miserie di un’operazione fuori dalla realtà
La famigerata “lista Tzipras” non manca di suscitare notevoli momenti di buonumore. Ci sentiamo dunque in dovere di ringraziare i vari protagonisti della vicenda, quantomeno perché danno un senso all’acquisto quotidiano dei giornali. Come volevasi dimostrare, il tentativo artificiale di mettere insieme pezzi di intellighenzia europea orfana della socialdemocrazia avanza a vele spiegate verso il fallimento. L’Italia, da questo punto di vista, si conferma territorio d’elezione dei fallimenti politici a sinistra, come documentano le attuali polemiche che imperversano nella lista personale del leader greco. La diatriba che sta attanagliando la lista in questi giorni ha però raggiunto dei picchi di non sense che vanno sottolineati e commentati.
In buona sostanza, tutta una serie di nomi importanti, quelli che dovrebbero essere i “padri nobili” dell’operazione, darle quel tocco di autorevolezza che non può vantare nella società e nella classe, si stanno rivoltando, tra abbandoni e rimostranze, per la presenza nella lista di Luca Casarini. Bene direte voi, finalmente una rottura verso un passato equivoco, che ha dimostrato la sua inconsistenza politica, insomma una presa di posizione netta verso un rappresentante di un certo riformismo di movimento che per anni ha egemonizzato le posizioni politiche dei movimenti antagonisti. Un riformismo uscito sconfitto non solo materialmente da quelle giornate di Genova che dimostrarono la distanza incolmabile fra una certa simulazione mediatica del conflitto e gli apparati statali della repressione. Ma soprattutto uscito sconfitto politicamente, succube di visioni del mondo che la crisi ha debitamente lasciato ai margini della storia, riproponendo nella sua cruda veste materiale i termini e i protagonisti dei rapporti sociali.
Bene direte voi, finalmente un po’ di sana autocritica. Macchè. Quei “padri nobili” si starebbero rivoltando, abbandonando candidature ed esprimendo rimostranze, perché Casarini sarebbe “troppo di sinistra”, legato a un mondo dell’antagonismo che “non può essere quello della lista Tzipras”, un esponente che per anni ha portato il conflitto nelle piazze quando invece l’operazione Tzipras è la vetrina di chi “crede nella legalità, nella lotta alle mafie, sul rispetto delle divise” (non stiamo esagerando: sono proprio le parole riportate dal Corriere della Sera di Sonia Alfano, esponente dell’operazione Tzipras). Insomma, la candidatura di Casarini sarebbe stata bocciata da determinati personaggi perché “troppo conflittuale”, troppo orientata in senso rivoluzionario, troppo legata ad un mondo dei movimenti antagonisti che nulla hanno a che fare con la suddetta lista, a sentire le parole di Andrea Camilleri, Sonia Alfano e Curzio Maltese, cioè alcuni dei personaggi chiave attorno ai quali ruoterà tutta la campagna elettorale dell’operazione Tzipras. Se fino ad oggi avevamo dei dubbi sul ruolo e le caratteristiche di questa operazione politica, il tempo si sta incaricando di toglierceli. Questa lista, l’ennesima riproposizione della lista Ingroia sotto falso nome, del contenitore politico del movimentismo democratico, non solo è destinata per forza di cose all’inevitabile sconfitta, ma sta sempre più assumendo le caratteristiche del *nemico politico*, la giustificazione socialdemocratica delle politiche europeiste del PD, la copertura a sinistra del contro-riformismo “democratico”. Questo, almeno in Italia, è sempre più evidente. Forse in Europa avrà caratteristiche differenti, probabilmente personaggi politici più seri delle miserie italiane, ma se i termini del dibattito sono questi, c’è poco da sperarlo.