No Tav fino alla vittoria
Non finirà mai di stupirci il movimento NO TAV. Dopo decenni di mobilitazioni, di lotte, di scontri, continua a mantenere una freschezza e una creatività fuori dal comune. Nonostante la repressione e gli arresti, le calunnie e le diffamazioni sul suo conto.
Ieri il movimento ha deciso di contarsi e di esprimersi numericamente, dopo aver praticato nei mesi scorsi il conflitto e l’azione diretta. E ha prodotto la più grande manifestazione da svariati anni a questa parte. La più grande manifestazione che la valle ricordi, ma anche la più grande mobilitazione politica che questo paese abbia visto in questi anni recenti. Un corteo immenso, lungo svariati kilometri, che collegava senza soluzione di continuità Bussoleno a Susa. Un unico filone umano lungo 10 kilometri, che i media hanno cercato in tutti i modi di oscurare o di minimizzare: 20.000 persone, dichiarava Repubblica. 15.000, ribadiva la questura. Senza sprezzo del ridicolo.
Un corteo di 100.000 persone in una valle alpina è un fenomeno che andrebbe analizzato e interpretato, non demonizzato o svilito, come se fosse una qualsiasi protesta locale in qualche modo fisiologica. E’ un intera comunità umana che si è mossa ieri, non solo una comunità territoriale. Ieri il movimento ha saputo esprimere la sua egemonia culturale e numerica. Ha voluto contarsi, e ha vinto la sfida. Ha saputo soprattutto difendere e rivendicarsi tutti gli arrestati, non prestando attenzione alla criminalizzazione dei teoremi alla Caselli. Tutti i compagni arrestati o inquisiti sono parte di questa comunità, e tutta la comunità se li è rivendicati senza se e senza ma. Oltre ogni discorso sulla violenza e il conflitto. Oltre ogni tentativo di dividere e annientare un movimento che è sabbia negli ingranaggi del potere neoliberista italiano ed europeo.