Non facciamo gli indiani. Oppure sì?!
La notizia è vecchia di qualche giorno, ma merita attenzione. Premessa: l’India difficilmente rappresenta oggi un esempio di sviluppo sostenibile e rispettoso dei diritti sociali della sua popolazione. Piuttosto è uno dei Paesi asiatici che sta producendo le migliori performance economiche, con la conseguenza, però, di accentuare le disuguaglianze di classe, i conflitti etnici e i fondamentalismi religiosi. Nonostante questo (forse proprio per questo), a volte presenta situazioni sociali molto interessanti. A fine settembre, infatti, si verificò un evento dai contorni tragici: il direttore indiano della sede di New Delhi di una ditta internazionale aveva appena licenziato duecento dipendenti. La ditta, ovviamente, era italiana (
Ora, vi immaginate in Italia una situazione simile o infinitamente meno conflittuale: cosa avrebbe detto il ministro Sacconi? E il precedente ministro del Lavoro di centro-sinistra, Damiano, avrebbe pure lui solidarizzato con gli operai arrestati?… Solo per far capire la differenza, lo stesso giorno di fine settembre in cui è avvenuto l’omicidio di Lalit Chaudhar i giornali italiani riportavano le illuminanti dichiarazioni ufficiali di un imprenditore salernitano (Rosario Pellegrino) nei confronti del sindacato che lamentava una scarsa democrazia all’interno della sua impresa. Le riportiamo fedelmente: “Egregi signori, credo di aver dimostrato in questo periodo tutta la disponibilità, non ultima quella di incentivarvi sulla produttività e sulle presenze al lavoro… ma ora mi sto rompendo il cazzo. L’azienda è mia e comando io e basta, e chi non è d’accordo se ne andasse a fanculo e verrà ringraziato…” Continuano altre carezze… L’imprenditore in questione, dopo tale exploit, è stato espulso dall’Associazione degli industriali di Salerno, ma qualcuno ha anche protestato, perché ritenevano il provvedimento eccessivamente punitivo…