o forse è meglio un sanpietrino?
Confessiamo di non leggere mai “Gli Altri”, neanche la versione online, neanche per sbaglio. Crediamo che la vita sia già piena di stronzi di suo e allora perchè andarseli a cercare col lanternino? Tutto ciò per dire che se non fosse stato per un compagno che l’ha postato su indymedia noi l’articolo di Andrea Colombo pubblicato ieri sul giornale di riferimento di Sinistra e Libertà non l’avremmo mai letto. E sarebbe stato meglio. Ci saremmo risparmiati un altro conato di vomito, un altro riflusso esofageo e magari ci saremmo goduti di più il sole agostano. Questo perchè, com’era purtoppo prevedibile, il buon Colombo non ha perso l’occasione per sbandierare urbi et orbi le sue tesi innocentiste sui NAR prendendo ancora una volta le parti di Fioravanti e della Mambro, anzi, come scrisse in un articolo su Liberazione, di Giusva e Francesca. E prendendosela con le toghe rosse e i familiari delle vittime artefici più o meno inconsapevoli di un ricatto antifascista (sic). Non entriamo qui nel merito dell’accusa, forse ci faremo un post a parte e comunque ci sono libri e siti dettagliatissimi in cui vengono citati i testimoni e le prove che collocano alcuni dei “sette magnifici pazzi” a Bologna, alle 10.25 del 2 agosto 1980. C’è però un passaggio dell’articolo su cui vorremmo soffermarci, ed è questo: Gli allora ragazzini dei Nar erano il capro espiatorio perfetto. Erano fascisti e addossargli la responsabilità del misfatto avrebbe soddisfatto tutti quelli che da anni ripetevano che le stragi erano fasciste. Erano terroristi, e chi avrebbe mai fatto caso a un ergastolo in più o in meno tra i tanti. Erano privi di ogni potente copertura, e quindi si poteva stare sicuri che nessuno si sarebbe formalizzato a fronte di un impianto processuale che era tutto un’unica, gigantesca falla. Ci chiediamo come si possa sostenere una tesi del genere. Fin da subito dopo la strage, servizi e apparati dello Stato legati alla loggia massonica P2 si misero in moto per depistare e rallentare l’inchiesta spostando l’attenzione su una presunta pista internazionale. Addestrati da oltre un decennio di trame nere e di attentati “stabilizzanti” questi “servi dello Stato” fornirono agli inquirenti una messe di informazioni verosimili, ma fasulle, allo scopo di ingolfarne il lavoro costringendoli a estenuanti verifiche. Utilizzarono i media, a cui vennero passate informazioni “riservate”, per screditare i magistrati che seguivano il caso e minare la credibilità dell’inchiesta. Il tutto sotto la supervisione del venerabile Licio Gelli. Elio Cioppa, il responsabile del centro Sisde Roma 2, quello che ignorò volutamente le informative inviate dal centro Sisde di Bolzano qualche giorno prima della strage e che continuò pervicacemente a bocciare la pista nera anche di fronte all’evidenza, era affiliato alla P2 con tessera 1890. Così come piduista era il numero uno del Sisde, il generale Giulio Grassini, tessera numero 1620. E piduista era anche il numero uno del Sismi, Giuseppe Santovito (tessere 1630), quello che cercò di sostenere più a lungo la tesi della caldaia esplosa. Piduista era il capo dell’Ufficio Controllo e sicurezza del Sismi, Pietro Musumeci (tessera 1604). Piduista è Walter Pelosi, il responsabile del Comitato esecutivo per i servizi di sicurezza (Cesis). Tutti “fratelli muratori” impegnati a edificare false prove, costruire falsi dossier e a collocare valigie di mitra ed esplosivi sui treni (13 gennaio 1981)… un lavoro certosino che in gran parte ha funzionato se, a trent’anni dalla strage, le indagini non sono riuscite ad andare oltre gli esecutori materiali e ad individuare la regia di quella strage. Anche se, come scrisse Pasolini rispetto a Piazza Fontana, noi sappiamo chi è stato, non ne abbiamo le prove, ma sappiamo chi è STATO.
PS
ma i colombi non volavano? e adesso perchè strisciano fuori dai tombini?