occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio…
Poche ore fa il Tupolev su cui viaggiava il presidente polacco Lech Kaczynski si è schiantato durante l’atterraggio nei pressi dell’aereoporto di Smolensk, in Russia. Da sempre feroce anticomunista aveva da pochi mesi firmato una legge che modificava l’articolo 256 del codice penale polacco introducendo il divieto di esporre e possedere simboli comunisti, con sanzioni che prevedevano da multe salate fino a due anni di carcere per i trasgressori. La furia iconoclasta di una Polonia sempre più zerbino degli Stati uniti lo aveva portato a vietare perfino le magliette raffiguranti il “Che”. A bordo dell’aereo vi erano, oltre a Lech Kaczynski, il capo di stato maggiore polacco, Frantiszek Gagor, il capo delle forze sul campo, Bronislaw, il capo dell’Aeronautica militare, Tadeusz Buk, il capo dell’esercito, Andrzej Blasik, il capo delle forze speciali, Wojciech Potasinki, il vice ammiraglio Andrzej Karweta, il viceministro degli Esteri, il governatore della banca centrale, 13 ministri, l’ex presidente Ryszard Kaczorowski, alcuni deputati, il candidato conservatore alle prossime presidenziali Przemyslaw Gosiewski, il vescovo cappellano dell’esercito e 8 membri dell’equipaggio. Ironia della sorte, al momento dell’incidente la delegazione si stava recando a Katyn per partecipare all’ennesima liturgia anticomunista. Ci dispiace veramente… per il personale di bordo.