Ora come allora la Resistenza continua!
Sono passati dieci anni da quell’8 dicembre 2005 in cui il movimento NoTav decise di riprendersi Venaus. E in cui ci riuscì. La comunità in lotta della Valle – decine di migliaia persone, con in testa i sindaci No Tav – marciò compattamente verso Venaus e, nonostante le manganellate e i lacrimogeni, riuscì ad abbattere la rete messa pochi giorni prima a protezione del cantiere, mentre la polizia indietreggiava. Il cantiere fu occupato, i macchinari pronti ai lavori danneggiati: Venaus era stata liberata e il governo decise la sospensione dei lavori in quella zona. L’opposizione alla costruzione della linea Tav otteneva la sua prima, grande, vittoria e toccava a uno dei suoi momenti – simbolici, ma soprattutto di mobilitazione – più importanti.
Questa mattina, il movimento No Tav è tornato a percorrere le stesse strade, da Susa a Venaus, e a manifestare la propria opposizione alla grande opera, che nel corso degli anni si è dimostrata sempre più inutile, oltre che pericolosa per la salute. Anche noi abbiamo ritenuto importante esserci, nonostante il momento di flessione che il movimento sembrava da qualche mese attraversare, per ribadire non solo la nostra opposizione alla linea AV Torino-Lione e al modello capitalistico che la sostiene, ma anche per portare la nostra solidarietà al più efficace movimento popolare che si è sviluppato in Italia negli ultimi anni e la nostra complicità a tutti i NoTav arrestati e inquisiti negli ultimi anni. Il risultato della manifestazione è stato superiore a ogni aspettativa: con in testa lo striscione «Ora come allora la Resistenza continua», oltre 15mila persone, forse 20mila – principalmente della Valle, anche se i numerosi pullman provenienti dal resto d’Italia sono stati fermati presso i caselli autostradali – hanno marciato lungo quelle strade che hanno fatto la storia del movimento. Un risultato importante, che dimostra come la forza di un movimento organizzato e radicato nel tessuto sociale, che negli anni è diventato elemento di coesione sociale e si è elevato da territoriale a nazionale, non si faccia abbattere neanche dalla repressione e dai momenti di minore mobilitazione.