Pala, piccone e fonderia!
Le reazioni all’espulsione da Cuba dei quattro giornalisti italiani così come il clamore suscitato dalla condanna di Nosferatu/Sallusti hanno riportato a galla tutte le contraddizioni di una vera e propria casta (in questo caso mai termine fu più appropriato) sempre pronta a cercare la pagliuzza nell’occhio altrui, senza però mai interrogarsi sul trave che sporge dal proprio: i giornalisti. La vicenda è arcinota. Il direttore di un giornale (di merda) pubblica un articolo falso (e di merda) scritto sotto pseudonimo da un ex giornalista, che guarda caso è anche un ex agente dei servizi segreti (nonché deputato del Pdl), in cui viene palesemente diffamato un giudice. Il magistrato, che nel suddetto articolo è accusato dall’agente Betulla di aver ordinato di abortire ad una minorenne, non vedendosi riconosciuto il diritto di replica querela per diffamazione il giornale e vince la causa. Insomma uno scontro fra corporazioni che alla fine vede il Nosferatu della carta stampata condannato a 14 mesi di carcere. Apriti cielo! Fatta qualche eccezione da destra a sinistra non c’è giornalista che non senta il dovere di intervenire in difesa della libertà di opinione e di stampa. Nascono appelli in rete, profili facebook e twitter, si rispolverano Voltaire e le sue citazioni, intervengono persino il Ministro della Giustizia e il Presidente della Repubblica. Per qualche ora si torna addirittura a parlare di sovraffollamento delle carceri, di amnistia, di indulto e pene alternative. Tutto bello, tutto giusto… ma, ci chiediamo, dove sono queste anime belle quando ad essere condannato a pene inique è un cittadino comune? Dov’erano gli alfieri della libertà di parola quando, per esempio, Manolo Morlacchi si faceva 5 mesi di carcere preventivo “reo” di aver scritto un libro sul padre e la sua militanza nelle Brigate Rosse? Perché abbiamo come l’impressione che quando la vicenda si sarà risolta delle decine di suicidi in carcere e delle migliaia di detenuti in attesa di giudizio non fregherà più niente a nessuno? Quindi, a costo di apparire un po’ cinici, lo diciamo chiaramente: a noi delle “sofferenze” e delle “pene” di un pennivendolo milionario direttore di un giornale razzista e forcaiolo non ce ne può fregare di meno. Il carcere è comunque una pena spropositata? Siamo d’accordo, tant’è che se fosse per noi lui e quelli come lui ci basterebbe condannarli a sopravvivere con 800/1000 euro al mese, un mutuo o un affitto sulle spalle e una famiglia da mantenere… sotto l’acqua se piove e all’inferno sotto al sole, se vorranno magnà dovranno annà a faticà…