Parigi val bene una messa (o un bar mitzvah)
Dalla settimana scorsa questo manifesto campeggia sui muri di Roma. E’ firmato da un’area del PDL e ripropone la litania ipocrita del centrodestra (in verità anche le posizioni del centrosinistra non si discostano di molto) sulla questione palestinese. Fin qui, almeno all’apparenza, non ci sarebbe nulla di strano. Se non fosse, però, che Il popolo di Roma è una creatura politica partorita da quel “fine stratega” di Giuliano Castellino. Già militante di Movimento Politico, già militante di Forza Nuova, già militante di Fiamma Tricolore, già militante di Casapound qualche anno fa giulianino trasmigrò con armi, bagagli, chili e tatuaggi dentro l’allora Alleanza Nazionale in cerca di una poltrona e di una carriera politica più sicura. Da allora deve aver capito che se vuoi avere un futuro nella Roma che conta devi assolutamente ingraziarti i due potentissimi partiti che non concorrono alle elezioni ma ne influenzano l’esito: la chiesa cattolica e la comunità ebraica. Così, non più di qualche domenica fa, ce lo siamo ritrovati sotto al Vaticano con tanto di striscione ad esprimere solidarietà al Papa chiudendo quella stranissima parabola che da ultras lo ha portato a diventare un chierichetto. Ancora più “sorprendente”, però, è quest’ultima presa di posizione sull’antisemitismo. Chissà cosa ne devono aver pensato i suoi vecchi cameratti: quelli con cui nei primi anni novanta fondò Movimento Politico e con cui andò ad attaccare stelle gialle sui negozi gestiti da ebrei; quelli delle campagne negazioniste e delle conferenze con Irving; quelli che il 22 agosto del 1995 a Primavalle massacrano di botte un immigrato russo colpevole di portare la kippah; quelli con cui nel 1996 animò la campagna per la liberazione del boia nazista Eirc Priebke; quelli che sempre nel 1996 si presentarono sotto casa di Carla Capponi mostrando ua pistola al portiere del palazzo; quelli con cui diede vita a quel Movimento Antisionista che rivendicò i due ordigni esplosi nel 1999 a Via Tasso e davanti al cinema in cui si proiettava il film su Eichmann. Evidentemente, come un novello Saulo, il nostro eroe deve essersi convertito sulla strada che porta (speriamo mai) al Campidoglio…