Pietà l’è morta
«Nemici e traditori un altro compagno è morto ma un altro partigiano oggi è risorto. Ma prima di morire tre volte ha pregato che Dio maledica il nemico alleato. Che Dio stramaledica chi ci ha tradito»
La fiera dell’infamità, miserabile natura di questa borghesia stracciona, rancorosa, vigliacca, senza palle e senza onore. Questo il volto emerso dall’infame palco montato a Ciampino in attesa di Battisti, uomo ormai prigioniero, stanco, vinto, senza più amici né compagni, nelle perfide mani dello Stato che sghignazza ben protetto dal corteo di gendarmi attorno al detenuto disumanizzato. Se c’era un punto di non ritorno, il fatidico fondo per antonomasia irraggiungibile, ecco: è stato raggiunto. Un fondo tale da farci rimpiangere Andreotti e Cossiga, Craxi e Berlusconi, o un altro a caso degli aguzzini di ieri. Questi di oggi sono peggio: hanno il ghigno mostruoso dei parvenu, l’inumanità di neofiti secondini bullizzati a scuola e spavaldi oggi, forti dello stuolo di guardie poste a sostegno del loro coraggio. L’unico modo per darsi un tono. Bonafede ad esempio. Avvocaticchio prima, secondino oggi che ha vinto la lotteria del governo. Quale parabola più misera?
Ma certo faremo un errore ad individuare solo questi pezzenti quali responsabili unici del disastro umano andato in onda a reti unificate. La sinistra, in primo luogo.
[Altro giro, altri infami: Liberation]
Tutto un rompete le righe dalla più elementare dignità: “non va trattato così, ma noi non c’entriamo niente con lui”. Questo il ritornello. E certo che il problema è “politico” e non giudiziario, che non riguarda la persona Battisti ma i conti con gli anni Settanta, che Battisti può starci o meno simpatico e via così. Ma è questo il tema ora? Davvero stiamo entrando nel merito dei processi o della simpatia umana e politica che abbiamo di Cesare Battisti? O non è piuttosto un problema generale, che sormonta decisamente il singolo caso, e di cui ne pagheremo tutti le conseguenze? Perché questa corsa allo smarcamento? La smarcamento da cosa poi? Da Battisti o dagli anni Settanta? Dagli anni Settanta o dalla lotta armata? Ditelo una buona volta. Battisti vi sta sul cazzo, benissimo. E in alternativa chi è che vi sta simpatico, di quelli che in quegli anni decisero di combattere anch’essi, dopo – dopo, e non prima – la sequela di bombe e morti con cui lo Stato prese le misure ai movimenti della sinistra extraparlamentare? Perché le prese di distanza odierne, i “non mi piace” e i malcelati distinguo valgono solo in presenza del contraltare. O forse il contraltare è tutto il significato politico di quel decennio? E certo, ancora, che si può criticare la lotta armata, figuriamoci. Ma senza accogliere la versione del potere, come invece fanno senza ritegno i commentatori odierni. Ma, ancora una volta: è questo il problema oggi? Abbiamo in mente di instaurare un confronto sugli anni Settanta con Salvini e Bonafede, Di Maio e Gentiloni, Renzi e Berlusconi? E allora lo smarcamento attuale svela altro. Dice che, certo, rispettiamo i diritti umani con Battisti, anzi visto che è vecchio evitiamogli anche il carcere, ma “noi” con quella storia non c’entriamo più nulla, è bene che si chiuda, non dentro una cella ma, insomma, liberateci da questo peso che riporta tutto quello che facciamo a quella storia.
Noi, figuriamoci, sugli anni Settanta abbiamo più volte proposto ragionamenti complessi, attenti ad evitare tanto la condanna quanto l’agiografia reduce. Abbiamo cercato, nel corso del tempo, di dotarci di un pensiero critico che non offrisse alcun appiglio alle retoriche del potere costituito, alla polizia politica socialdemocratica e democristiana. A criticarli senza condannarli, ma senza rimanerne vittime inconsapevoli. Perché una nuova stagione di lotte, quando emergerà, dovrà per forza di cose fare i conti con quel decennio, liberandosene. Insomma, noi non abbiamo alcuna paura a parlarne, da sinistra e tra compagni. Però, ripetiamo, oggi non stiamo parlando di questo. E’ la messinscena padronale e poliziesca di uno Stato che si sta, semplicemente, vendicando su qualche vecchio decrepito. Non è la “soluzione”, neanche giudiziaria, di quegli anni. E’ la semplice vendetta politica. E contro questa vendetta dobbiamo lottare con tutte le poche forze che ci rimangono.