SCIOPERO GENERALE. Dal basso è la spinta… e chi spinge lo sa!
Venerdì prossimo i lavoratori metalmeccanici incroceranno le braccia e scenderanno in sciopero. Agli operai che si riconoscono nella FIOM si aggiungeranno anche i lavoratori dei sindacati di base che hanno raccolto e rilanciato questa giornata di lotta e mobilitazione. E’ inutile nascondersi però che questo sciopero non sarà ancora lo sciopero generale e generalizzato di cui i lavoratori di questo paese avrebbero bisogno. Non lo sarà per tutta una serie di ragioni, prima fra tutte per la pavidità della dirigenza della CGIL. Troppo impegnata a fare da cinghia di trasmissione al PD e a cercare di far risedere il padronato al tavolo della concertazione. Segno evidente dell’incapacità (e dell’impossibilità) di comprendere come sia stata proprio quella scelta maturata ad inizio degli anni ’90 a portarci dove siamo adesso. Ma non lo sarà anche per il permanere di alcuni particolarismi d’organizzazione nel sindacalismo di base che in questa fase, di fronte all’attacco padronale e ai costi della crisi che ci vengono scaricati addosso, crediamo che invece andrebbero accantonati. Lo diciamo senza alcun intento “ecumenico”, ma perchè fermamente convinti che si debba necessariamente riuscire a mettere insieme le piazze del 16 ottobre e del 14 dicembre. Per questo il 28 gennaio sarà comunque un passaggio importante, anzi, fondamentale. Riprendendo un’immagine figurata che abbiamo ascoltato ieri in un’affollatissima assemblea alla Sapienza, occorre pensare a questo sciopero come ad un accumulatore di energia. Una batteria in grado di erogare, nei prossimi mesi, quella potenza necessaria a rimuovere tutti questi ostacoli e a far si che si arrivi finalmente all’interruzione generalizzata della produzione. Uno sciopero che coinvolga tanto i lavoratori “tipici” che quelli ipocritamente definiti “atipici”, i migranti come i disoccupati, gli intermittenti come quelli stabilizzati… E questo non perchè crediamo nel potere taumaturgico dello sciopero in sè, peccheremmo di ingenuità nel farlo, ma piuttosto perchè solo riuscendo a unire le lotte e le rivendicazioni delle diverse soggettività in cui adesso la classe è scomposta sarà possibile avviare la palingenesi dell’opposizione sociale (e politica) in questo Paese. Se così non fosse, se non riusciremo a fare questo, l’inverno che ci si prospetta davanti sarà destinato a durare ancora a lungo…