Storie di ordinario fascismo
Neanche il tempo di dichiarare vinta l’annosa lotta al fascismo ed ecco ripresentarsi il problema. Lunga la strada per il compagno Fiano e il partito combattente di cui è esponente per debellare la metastasi razzista nei quartieri della Capitale. Ieri a Tor Bella Monaca l’ennesimo film già visto, sintomo di una conversione ancora difficile per il partito clandestino al potere in lotta contro il neofascismo. Da settimane Forza nuova prova a manifestare dentro Tor Bella Monaca, ogni volta ricacciata dagli abitanti del quartiere organizzati nella sede Asia-Usb di viale dell’Archeologia. Anche ieri la notizia dell’eventuale presidio fascista aveva mobilitato gli abitanti, un centinaio scesi dai palazzi popolari a difesa della sede sindacale. Al contrario degli scorsi giorni questa volta i fascisti si sono presentati, nel ragguardevole numero di otto persone, di cui quattro venute da fuori. Neanche dieci banali camerati lasciati al loro destino, ignorati persino dai compagni per manifesta stupidità.
[“Roma è dei fascisti”…]
Ma ecco l’arguzia del partito comunista democratico, quello di non schierare le forze dell’ordine a loro difesa. All’arrivo del leader cocainomane è partita qualche scaramuccia, prontamente sedata dalla Digos: «è tutto apposto, ora voi ve ne andate così loro fanno il loro presidio e nessuno si fa male». Noi (in 100) ce ne andiamo dalla nostra sede, loro (in 8) manifestano in un presidio espressamente vietato dal questore: questa la mediazione della questura romana, questura, come noto, d’area Pd, probabilmente ancora disinformata del cambio di paradigma impresso dal Partito alla lotta antifascista. Il tutto mentre nella sezione Pd accanto alla sede Asia arrivava nientemeno che Gennaro Migliore (scortato dai soliti camerieri) nell’improbabile tentativo di tenere una piccola conferenza non si sa bene su cosa. Una volta schierate le forze dell’ordine partiva una cagnara mediatica dei dieci ducetti in sovrappeso, così raccontata dai protagonisti: «Immediata la risposta dei militanti di Forza Nuova e Roma ai Romani [la risposta a cosa?], che, insieme ai residenti [ma quali?], hanno dato vita a violenti scontri [!], mettendo in fuga [!!] gli antagonisti [!!!], letteralmente cacciati dal quartiere. Roma è dei fascisti, fatevene una ragione». Qualcosa dev’essere andato storto nell’ultima partita consegnata all’obeso comandante di Roma ai romani (Roma al romano, visti i numeri): gli otto deficienti sono stati allontanati da un gruppo di donne del quartiere, per dire. Certo faceva caldo, ma qui si tratta di roba tagliata male, occhio.
Non possiamo non cogliere la dissonanza tra le direttive del centro politico democratico, che ha inaugurato la lotta armata al fascismo, e l’ordinaria amministrazione del neofascismo nei quartieri della periferia, che non solo permette, ma addirittura difende le manifestazioni non autorizzate di pochi scemi inneggianti al duce e intima lo scioglimento della manifestazione dei residenti del quartiere a difesa di un loro spazio sociale. La dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, della falsità generale che investe il tema dell’antifascismo quando agitato dalle classi dirigenti del paese. Anche ieri, come sempre, l’unica difesa dal neofascismo si è dimostrata quella popolare di chi nelle periferie ci vive, ci lavora e ci fa politica. Il resto è fumo negli occhi.