Take the bastards down
Non abbiamo intenzione di fare la cronistoria di quanto avvenuto mercoledì sera al concerto dei Dropkick Murphys all’Orion di Ciampino. Ci si sono già messi in tanti. E tutto sommato non c’è neanche un granché da spiegare o raccontare. Semplicemente una quarantina di fascisti appartenenti a Casapound più qualche vecchio rottame del nazismo romano si sono presentati in maniera organizzata al locale pensando di fare come a casa propria. Però gli è andata male. Hanno fatto i loro cori e sono stati fischiati da tutti. Hanno menato a due ragazzini diciottenni e il gruppo ha smesso di suonare (guarda il video) chiedendogli di andarsene. Hanno sventolato la loro bandierina circondati dai buttafuori. Alla terza canzone sono stati cacciati dalla determinazione e dal coraggio dei singoli individui accorsi a vedere i Dropkick. Fine della storia. Anzi no. Perché poi il concerto non è finito e i Dropkick Murphys sono tornati sul palco, ormai defascistizzato, e hanno dato inizio alla festa dedicandogli qualche canzone e sottolineando ancora una volta il carattere antifascista e antirazzista del gruppo. Come si dice, fateve na cultura, invece di provare a scippare quella degli altri.
let em know
we gotta take the bastards down
let them know
we gotta smash them to the ground
let em know
we gotta take the bastards down
Say hey Johnny boy, the battle call.
United we stand, divided we fall.
Together we are what we can’t be alone.