ucci ucci ucci quant’è stronzo ‘sto Morucci
Personalmente non proviamo nessuna simpatia nei confronti di dissociati e pentiti. Crediamo ci sia molta più dignità nel sopportare gli effetti delle proprie azioni (e dei propri errori) senza abiurare o svendere la propria e la altrui storia. Quando poi, in cambio di uno sconto di pena o di qualche agevolazione, si oltrepassa il confine della delazione, la disistima diventa disprezzo. Per questo quando ieri abbiamo letto le agenzie che battevano la notizia della prossima presenza di Morucci a Casapound, non siamo rimasti sorpresi più di tanto. Pensavamo alla solita trovata paracula per lanciare un libro che altrimenti sarebbe rimasto invenduto. Del resto Casapound s’era già resa coprotagonista di un altro tentativo del genere invitando Baraghini, l’editore e fondatore di Stampa Alternativa. Oggi, invece, navigando in rete ci siamo imbattuti in una lettera aperta con cui lo stesso Morucci spiega il senso del suo gesto, e confessiamo d’essere rimasti stupiti (negativamente) dalle sue “riflessioni”. Ne riportiamo di seguito alcuni passaggi significativi:
“(…) Quella dei vinti senza diritto di pubblica parola è una condizione che può portare ad assimilazioni con chi subisce, o ha subito lo stesso ostracismo. Ha portato me a considerare che una identica tecnica di esorcismo manicheo, seguito dallo sviluppo polifonico della narrazione ideologica del vincitore, con conseguente costituzione di un corpo di guardiani dell’ortodossia politico-storiografica, e quindi fuoco di sbarramento contro chiunque minacciasse il monolito, è stata applicata sul Fascismo.”