Uniti contro commissariamento e privatizzazioni: rompiamo il Protocollo!

Uniti contro commissariamento e privatizzazioni: rompiamo il Protocollo!

 

Che lo voglia o meno la Prefettura, venerdì prossimo la città scenderà in piazza contro il commissariamento della capitale. Sarà una manifestazione decisiva e allo stesso tempo l’avvio di un percorso contro Gabrielli e Marino, il primo tentativo di connettere le lotte e le esperienze politiche cittadine di fronte all’attacco senza precedenti che stanno subendo lavoratori, compagni, senza casa e tifosi. Tutto si tiene di fronte alla stretta ordoliberista imposta dalla banda Gabrielli-Pd: il processo di privatizzazione delle aziende municipalizzate; l’attacco ideologico all’economia pubblica romana; la stagione di sgomberi e sfratti per liberare dai poveri la “città-vetrina” in vista del Giubileo; la normalizzazione del tifo organizzato in combutta con le società di Roma e Lazio; il divieto di manifestare imposto da un Protocollo che nessuno ha votato o firmato, se non i soliti noti. Roma sta vivendo una crisi davvero senza precedenti, il risultato di un ventennio di governo “democratico” con l’irrilevante intermezzo alemanniano. Gabrielli, lungi dal rappresentare un “novità” in questo senso, è l’emblema di un processo politico di lunga durata. Il commissariamento cittadino non è roba di qualche mese fa, va avanti da anni ed è la diretta conseguenza del commissariamento della politica italiana da parte dell’Unione europea. Dall’introduzione del “patto di stabilità”, nei fatti la politica cittadina è subordinata alle decisioni governative in tema di bilancio, a loro volta subordinate alle decisioni vincolanti espresse da Bruxelles e Francoforte. Roma nei fatti è amministrata tecnicamente da un decennio abbondante. Gabrielli, in questo senso, non rappresenta una novità ma una continuità, un forzato adeguamento alle regole comunitarie. Non è allora la politica corrotta il problema cittadino, ma l’assenza di politica, l’espulsione – di fatto – di qualsiasi ipotesi di mediazione tra interessi diversi. La cattiva politica espressa dai precedenti governi liberisti non si batte con il rifiuto della politica ma con una politica migliore, alternativa. Proprio questo è mancato in città in questi anni: un’alternativa credibile alla stretta liberista imposta dal commissariamento europeista. Oggi che siamo di fronte ad un imponente accelerazione reazionaria, o troviamo quel terreno comune capace di scardinare il modello commissariale, o verremo spazzati via da un protocollo qualsiasi. Questa la sfida oggi. La libertà di poter manifestare il proprio dissenso per le vie del centro cittadino, un diritto vietato anche questa volta e che dovremmo avere la capacità e l’intelligenza di forzare aggregando consensi, non perdendoceli per strada in nome di un ribellismo inconcludente. Ci vediamo venerdì, alle 17, al Colosseo, con i lavoratori Atac in sciopero, con il Coordinamento Operaio Ama, con i lavoratori licenziati dal Comune, con i senza casa, con la Lista disoccupati del VII Municipio, con tutte quelle esperienze di lotta che continuano a resistere ma che non riescono a trovare una rappresentanza politica. La vera assente nella lotta tra la città e il suo commissario democratico.