Uniti in piazza, uniti alla Resistenza

Uniti in piazza, uniti alla Resistenza

Prendiamo parola in vista del corteo nazionale per la Palestina di sabato 30 novembre, e lo facciamo augurandoci che la partecipazione sarà più ampia possibile. Abbiamo atteso fino ad ora a dire la nostra, sperando che le divisioni e le ingerenze che hanno caratterizzato il movimento di solidarietà negli ultimi due mesi rientrassero e che le organizzazioni palestinesi pervenissero ad un accordo.

Che questo sia stato trovato ci dà fiducia ed entusiasmo, come dovrebbe essere per tuttə.

Attendiamo la piazza di sabato per fare bilanci, ma qualche cosa vogliamo esprimerla.

Il movimento di solidarietà con la Palestina, riesploso in Italia dopo il 7 ottobre e l’attacco genocidario israeliano a Gaza, in Cisgiordania e ora in Libano, rappresenta l’occasione da non perdere per la sinistra di classe di questo paese. È l’occasione per (ri)prendere in mano la critica al colonialismo e all’imperialismo. È l’occasione per lottare insieme, ma anche per imparare da una lotta di liberazione dall’oppressione nel 21° secolo. E tanto ce n’è da imparare, fianco a fianco di compagnɛ palestinesɛ e razzializzatɛ, di sfruttati e sfruttate, perchè, se una cosa l’abbiamo appresa dal 7 ottobre ad oggi, è che l’opposizione al sionismo coincide interamente col praticare l’opposizione all’anticapitalismo.

Noi stiamo con la resistenza e con il popolo palestinese, mettendoci al loro servizio perché ci opponiamo con forza all’imperialismo e al colonialismo occidentale. Vogliamo la Palestina libera e pensiamo che il movimento di lotta e liberazione debba essere sostenuto a prescindere, guardando maggiormente all’interesse generale che a quello particolare. La lotta per la Palestina apre spazi di conflitto e di movimento che ognunə può praticare come vuole, ma lasciamo che siano le organizzazioni italo-palestinesi a trovare i modi per unirsi, noi impegnamoci a riempire adeguatamente gli spazi che hanno aperto grazie alla loro ostinazione.

Abbiamo scelto di sostenere la resistenza, perché non c’è liberazione nella normalizzazione dell’occupazione, non c’è liberazione nel colonialismo e non c’è liberazione nella collaborazione con l’occupazione. La storia ce lo ha dimostrato e continua a dimostrarcelo. Invitiamo quindi a scendere in piazza e a partecipare alla lotta secondo le proprie forze e i propri mezzi, perché è in atto un genocidio davanti ai nostri occhi e non possiamo stare a guardare.

Intifada fino alla vittoria.